venerdì 27 gennaio 2012

Fecondazione eterologa. Sentenza il 22 maggio. Filomena Gallo

L'udienza sul divieto di eterologa di cui all'art. 4 comma 3 della legge 40 e' stata fissata per il giorno 22 maggio con relatore il giudice Tesauro. Lo rende noto Filomena Gallo, Segretario dell'Associazione Luca Coscioni 'Ci auguriamo - sottolinea in una nota Filomena Gallo, segretario dell'associazione Luca Coscioni - che come nel 1978 con la 194 fu emanata una legge sulla tutela della maternita' che ha affermato diritti costituzionalmente rilevanti e che di fatto ha ripristinato la legalita' facendo scomparire gli aborti illegali, cosi' anche il 22 maggio sia una data significativa per l'affermazione dei diritti di tante coppie ad accedere alla donazione-gratuita di gameti e per l'affermazione della legalita'. Il divieto di applicazione di queste tecniche in Italia, oggi, determina all'estero una mercificazione di gameti che in Italia non c'e' mai stata, fino al 2004 la tecnica era consentita e venivano utilizzati gameti residuali di coppie in trattamento che li donavano'.
'Quella del 22 maggio - osserva - potrebbe comunque essere una opportunita' per la Corte di dare un forte segnale alla politica proibizionista: quella che ha voluto la legge 40 e quella che non ha fatto nulla per abrogarla. La battaglia di piazza e referendaria dei radicali per la regolamentazione dell'aborto, oggi, si e' trasferita nelle aule dei tribunali per far abrogare un articolo della legge 40 che impedisce, violando il principio di uguaglianza e accesso alle cure, a molte famiglie di avere bambini, se non attraverso una emigrazione procreativa oltre confine'.

Aduc - 27 gennaio 2012

venerdì 20 gennaio 2012

Embrioni con un padre e due mamme per sconfiggere specifiche malattie

Corriere della Sera - 20 gennaio 2012

Integrare il corredo genetico di un bimbo per proteggerlo da patologie trasmesse solo dalla madre

MILANO - Papà, mamma e seconda mamma: un trio di genitori potrebbe essere la soluzione per evitare ai futuri nati diverse gravi malattie nelle quali l'apporto cromosomico della madre è decisivo. E’ l’idea di alcuni studiosi britannici che hanno proposto di inserire il Dna dei genitori all’interno dell’ovocita di una donatrice, modificando il corredo genetico del nascituro abbastanza per difenderlo da alcune specifiche patologie ereditabili per via materna. Ma prima occorrerebbe cambiare la legislazione in vigore.

MALATTIE MITOCONDRIALI - E' bene innanzitutto chiarire che la quasi totalità del codice genetico viene trasmesso in parti uguali dal padre e dalla madre. Ma esiste uno 0,2 per cento che passa al nascituro solo dalla mamma ed è originato dai mitocondri, organelli microscopici presenti in grandi quantità all'interno delle cellule, la cui principale funzione è la produzione di energia. La tecnica messa a punto nei laboratori inglesi riguarderebbe dunque le malattie mitocondriali, ovvero quelle patologie ereditarie causate da alterazioni di questi organelli. Questa categoria di malattie è molto eterogenea dal punto di vista clinico e può attaccare la funzionalità di quegli organi che più necessitano di energia come il cuore, i muscoli e il cervello. Secondo Doug Turnbull, a capo della ricerca, esisterebbe addirittura la possibilità di eliminare completamente queste patologie.

DUE TECNICHE DIVERSE - I ricercatori di Wellcome Trust (una fondazione dedicata al miglioramento delle condizioni di salute) e della Newcastle University hanno finora impiegato due metodologie differenti per raggiungere il proprio obiettivo. La prima, chiamata transfer pronucleare, prevede l'utilizzo di due ovociti fecondati, uno della madre naturale e l'altro della donatrice. Quest'ultimo viene privato del Dna nucleare (la porzione cellulare che contiene tutte le informazioni genetiche), al cui posto viene inserito, grazie alla tecnica di fecondazione in vitro, quello della futura mamma. In questo modo si garantisce il passaggio della totalità del Dna materno al figlio, ma al tempo stesso si utilizza la parte mitocondriale della donatrice per evitare al neonato di ereditare anche i mitocondri "difettosi". La seconda tecnica, definita transfer della metafase del fuso mitotico, agisce ancora su due ovociti, questa volta non ancora fecondati, intervenendo per l'appunto sul fuso mitotico, una struttura cellulare deputata a separare i cromosomi e tutto il materiale della cellula madre durante la divisione cellulare che darà origine alle cellule figlie.

MA LA LEGGE DICE NO - Aldilà delle questioni bio-etiche e religiose che hanno già sollevato numerose polemiche, l'utilizzo delle tecniche inglesi si scontra con il divieto imposto dalla legge britannica di "mischiare" spermatozoi e ovociti provenienti da più di due individui, nel corso della fecondazione in vitro. Ciononostante Wellcome Trust ha appena stanziato fondi per quasi sei milioni di sterline per proseguire gli studi nel nuovo Wellcome Trust Centre for Mitochondrial Research, situato all'interno della Newcastle University. L'annuncio della creazione del nuovo centro di ricerche è stato quasi contemporaneo alla richiesta effettuata dal Dipartimento della Salute e da quello per le Innovazioni alla Human Fertilisation and Embryology Authority, la quale si impegnerà a diffondere tra la popolazione informazioni a proposito delle malattie mitocondriali e registrerà l'opinione comune a proposito delle tecniche per evitarle. A questo punto spetterà al Segretario di Stato per la Salute l’eventuale decisione di presentare al Parlamento una formale domanda di variazione della legge che attualmente impedirebbe il procedimento.

Emanuela Di Pasqua

mercoledì 18 gennaio 2012

Affittano utero in Ucrania tornano a Iseo co n due gemelli

Corriere della Sera - 18 gennaio 2012

La coppia avrebbe pagato 50mila euro. Si indaga su un'altra trentina di casi in Italia
Un mercato di neonati in Ucraina, per aggirare la legge italiana che vieta la fecondazione assistita. Questo il sospetto della procura di Brescia rafforzato dal fatto che in una clinica di Kiev, nei primi cinque mesi del 2011 hanno partorito trenta donne italiane: sono arrivate in Ucraina solo qualche giorno prima del lieto evento e sono tornate a casa, quasi tutte, con un paio di gemelli. Ma non tutte le donne entrate in clinica erano incinta, i loro bambini sono stati partoriti da mamme in affitto: l'esito gemellare del parto è conseguenza della procreazione assistita.

A scoprire i trenta parti insoliti è stata la Procura di Brescia, che ha indagato per alterazione di stato una coppia del lago d'Iseo. Gli inquirenti avrebbero anche individuato due referenti di una vera e propria organizzazione in azione tra Foggia e Milano. La Procura di Brescia si è limitata a indagare sulla coppia bresciana, gli altri casi sono stati segnalati alle Procure competenti. Le indagini sono iniziate lo scorso maggio quando l'ambasciata italiana in Ucraina ha contattato l'ufficio anagrafico del piccolo paese sul lago: servivano alcuni documenti per una coppia che aveva partorito a Kiev. Marito e moglie erano arrivati in Ucraina e il giorno successivo la donna aveva avuto due gemelli. Una contestualità che ha risvegliato l'interesse dei carabinieri e della Procura. Le indagini hanno permesso di accertare la corrispondenza del Dna dei piccoli con quello del padre, ma non con quello della moglie, ma sul certificato di nascita spiccano il nome della madre e del padre bresciani. Dagli accertamenti bancari si è poi stabilita la cifra versata dalla coppia: cinquantamila euro. Marito e moglie hanno i figli che volevano da una vita, ma ora rischiano una condanna esemplare: la Procura ha chiuso le indagini per alterazione di stato, un reato che prevede fino a 15 anni di detenzione. I due respingono le accuse, negano di aver pagato una donna e l'organizzazione per avere i loro gemellini. La donna — ci sarebbero le intercettazioni telefoniche — era anche disposta a trovare un medico compiacente che la operasse per mostrare i segni di un recente taglio cesareo.

giovedì 5 gennaio 2012

Le telefonate di Cetera: «I soldi sono per i biologi»

Corriere del Veneto - 5 gennaio 2012

Liste saltate, così il primario spiegava i pagamenti. Nuovi particolare sulla vicenda delle mazzette a Pieve di Cadore

BELLUNO — La segretaria del Centro di procreazione assistita di Pieve di Cadore conferma alle Fiamme Gialle che il dottor Carlo Cetera «aveva stravolto il registro». Tanto da riferire agli inquirenti che «telefonavano coppie lamentandosi che loro conoscenti li avevano preceduti nell’ordine di lista». Sono ulteriori elementi che emergono dall’oerdinanza d’arresto, che aveva portato agli arresti domiciliari, nell’ambito dell’inchiesta della Guardia di finanza di Belluno, l’ex primario di Ostetricia dell’ospedale di Pieve di Cadore, Carlo Cetera, 62 anni. Il medico è agli arresti domiciliari a Padova, per concussione, tentata concussione e interruzione di pubblico servizio. Secondo l’accusa si faceva pagare fino a 2.500 euro dai pazienti per far saltare le liste d’attesa alla procreazione assistita.

Ora si apprende che la segretaria, che teneva il registro del Centro aveva confermato che le liste venivano stravolte dal dirigente, che lei ignorava il motivo ma aveva notato che le modifiche erano cresciute soprattutto negli ultimi due mesi. Quasi il 50% degli inserimenti, per ogni singolo ciclo, non corrisponde. E poi ulteriori particolari emergono da interrogatori e intercettazioni. Tra le vittime anche un legale di Feltre, che il 7 novembre ammette di aver ricevuto la proposta: «Cetera ci ha spiegato che i soldi sarebbero andati ai biologi della Sismer. Già in quel momento ho iniziato ad avere qualche dubbio su quanto riferito da Cetera circa il pagamento richiesto, ma in quel momento eravamo euforici per la speranza di poter coronare il nostro sogno di avere un figlio. A metà maggio, all’atto della successiva consegna dei 2 mila euro nelle mani di Cetera nel mio studio di Feltre, avrei voluto fare molte domande al dottor Cetera, visto che avevamo realizzato che le modalità di richiesta del denaro erano sospette». Ma c’era in ballo «l’occasione di avere un figlio e mi son tagliato la lingua» perché capivamo che «Cetera i soldi li stava chiedendo per sé».

Ancora l’avvocato riferisce: «Tra il 27 e 28 maggio la mia compagna ha appreso della propria gravidanza naturale dal dottor S. durante una visita di controllo. Poi ad un colloquio lo stesso S. ci ha confermato, palesemente alterato, che il dottor Cetera non poteva chiedere denaro per l’esecuzione della fecondazione e ci ha invitato a denunciare il tutto spiegando che lui comunque avrebbe informato la direzione sanitaria». Poi le telefonate, come quella del 3 novembre: «Guardi - afferma il medico - io direi se può o se potete domenica, tipo che io torno su e posso per l’autostrada in qualche maniera trovarci da qualche parte, vi andrebbe bene?». E ancora: «E poi bisogna, mi dispiace dirglielo, che dovrebbe darmi quella cosa per i biologi, che le ho accennato». E l paziente: «Per?... Mi scusi?» E Cetera: «Eh dovevamo dare…». E il paziente: «Aahh!! Si si si si, certo certo glieli dò in contanti». Dallo stralcio di una denuncia di metà novembre un marito afferma: «Ci ha viscidamente ricordato che due anni e passa di attesa sono tanti e che pagando 2 mila euro avremmo avuto una scorciatoia e che ci avrebbe inserito subito a marzo per la procreazione», e l’uomo aggiunge «con mia moglie abbiamo pensato che la richiesta fosse sospetta, perché un professore si deve scomodare per venire da noi e perché non si vuol dire le cose per telefono?». Il 22 novembre una paziente chiama il dottore per comunicare di aver accettato la proposta. Cetera: «I biologi vanno via il fine settimana, se potessimo vederci prima del fine settimana andrebbe bene?».

Federica Fant

mercoledì 4 gennaio 2012

Sperma prodotto in laboratorio sogno per uomini non fertili

Repubblica - 4 gennaio 2012

Due ricerche, una tedesca e una israeliana, dimostrano la possibilità di generare cellule riproduttive da tessuti testicolari. "Incredibile passo avanti, in futuro ogni uomo potrà diventare padre naturale". Ma l'applicazione sull'uomo è ancora lontana
 
LONDRA - Produrre sperma umano in laboratorio potrebbe diventare realtà. Due scoperte parallele, annunciate in questi giorni da una rivista scientifica, aprono la strada a un rivoluzionario procedimento, che permetterebbe agli uomini non fertili di procreare ugualmente figli con il proprio codice genetico invece di ricorrere a un donatore o a un'adozione.

"E' un incredibile passo avanti, che permetterà in futuro ad ogni uomo di diventare un padre naturale", commenta il professor Stephen Gordon, uno specialista del sistema sanitario nazionale britannico, che si occupa di ricerche in questo campo all'Epsom Hospital del Surrey.

Il problema dell'infertilità maschile è cresciuto in tutto l'Occidente nell'ultimo mezzo secolo, dovuto a fattori ambientali, alimentari e ormonali. Ma due recenti esperimenti in questo campo in Germania e in Israele, pubblicati la settimana scorsa sulla rivista Asian Journal of Andrology (edita dalla rivista Nature), hanno suscitato speranze ed eccitazione nella comunità scientifica internazionale.

Un gruppo di ricercatori, guidati dal professor Stefan Schlatt della Munster University, hanno usato cellule estratte dai testicoli di un topo per fare crescere sperma in laboratorio. Un altro gruppo, diretto dal professor Mahmoud Huleihel della Ben Gurion University di Beersheba, è riuscito nella stessa impresa con una tecnica analoga."Credo che si avvicini il giorno in cui sarà possibile estrarre con una tecnica di routine delle
cellule dai tessuti testicolari dell'uomo e utilizzarle per la crescita di sperma in laboratorio", afferma il professor Huleihel.

Per il momento i due team hanno utilizzato cellule di topi per i loro esperimenti, ottenendo pieno successo: "Abbiamo creato dal tessuto dei testicoli una quantità di sperma che avrebbe potuto essere usata per creare dei topolini", sostiene il professor Huleihel. "Lo sperma appariva sano e non era geneticamente danneggiato". Tuttavia lo studioso avverte che ci sono voluti alcuni anni per arrivare a questo punto con i topi, e dunque occorrerà altro tempo prima che si possa giungere a un passo analogo con lo sperma umano. "Ma siamo fiduciosi che se si può fare con un mammifero come il topo, si può fare anche con gli esseri umani", precisa lo scienziato.

Un altro specialista della materia, il professor Richard Sharpe dell'università di Edimburgo, ha dichiarato al Daily Telegraph che, in una successiva fase di sperimentazione, i topi potrebbero essere usati per "ospitare" e far crescere lo sperma umano: "Si prende un tessuto dai testicoli dell'uomo, si estraggono le cellule e si inseriscono sotto la pelle di un topo, dove vengono usate per un periodo di incubazione", afferma lo studioso. "Quindi si può estrarre lo sperma umano e usarlo per un trattamento di fecondazione artificiale".

Sarebbe naturalmente necessario, ammonisce lo scienziato, garantire che non ci fosse alcuna cellula di topo all'interno dello sperma estratto, "e io credo che ciò sia possibile". Nessuno vorrebbe correre il rischio di mettere al mondo un piccolo uomo-topo.


ENRICO FRANCESCHINI