mercoledì 28 novembre 2012

Legge 40, l’Italia ricorre contro la sentenza della Corte europea

La Stampa - 28 novembre 2012

Il governo: decisione che si fonda sulla necessità di salvaguardare l’integrità e la validità del sistema giudiziario nazionale
 
Allo scadere previsto dei termini, il governo italiano ha chiesto il riesame della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo che boccia la legge 40 sulla procreazione assistita. La sentenza, emanata lo scorso 28 agosto, prevedeva tre mesi di tempo per l’eventuale presentazione del ricorso. E la decisione di `opporsi´ è stata comunicata oggi da palazzo Chigi, accendendo immediatamente le polemiche.
«Il Governo italiano ha depositato presso la Grande Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo, quale Giudice di seconda istanza, la domanda per il riesame» della sentenza Costa-Pavan sulla procreazione assistita, annuncia una nota di Palazzo Chigi. E precisa: «La decisione italiana di presentare la domanda di rinvio alla Grande Chambre della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo si fonda sulla necessità di salvaguardare l’integrità e la validità del sistema giudiziario nazionale, e non riguarda il merito delle scelte normative adottate dal Parlamento né eventuali nuovi interventi legislativi». La domanda di rinvio, infatti, si è resa necessaria, sottolinea palazzo Chigi, «in quanto l’originaria istanza è stata avanzata direttamente alla Corte europea per i diritti dell’uomo senza avere prima esperito - come richiede la Convenzione - tutte le vie di ricorso interne e senza tenere nella necessaria considerazione il margine di apprezzamento che ogni Stato conserva nell’adottare la propria legislazione, soprattutto rispetto a criteri di coerenza interni allo stesso ordinamento». La Corte cioè, si sottolinea, «ha deciso di non rispettare la regola del previo esaurimento dei ricorsi interni, ritenendo che il sistema giudiziario italiano non offrisse sufficienti garanzie».

Sulla decisione di presentare ricorso, duro il giudizio di Livia Turco (Pd): «Molti di noi - afferma - avevano chiesto al governo di venire a spiegare in Parlamento le ragioni di un’eventuale decisione in questo senso. Mi dispiace molto che il governo, invece, non abbia sentito il dovere di farlo, scegliendo in modo clandestino di presentare ricorso. Una decisione, secondo me, del tutto sbagliata». Di «fatto gravissimo» parla il senatore del pd Ignazio Marino, sottolineando come «sarebbe sorprendente che un governo tecnico ed europeista in economia non fosse altrettanto tecnico ed europeista quando ci sono da tutelare i diritti e la salute delle persone e anzi agisca in danno dei cittadini più poveri. Questi, in caso di ricorso - rileva - si vedranno discriminati nel loro desiderio di maternità e paternità mentre i più ricchi potranno rivolgersi alle cliniche per l’infertilita’ degli altri Paesi europei». Il ricorso, commenta Filomea Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni, rappresenta un «tentativo disperato di salvare l’insalvabile: ovvero una legge 40 che 19 decisioni italiane ed europee stanno smantellando, perché incostituzionale ed ideologica». Il portavoce di Fli, Giulia Bongiorno, affida invece a twitter il proprio commento: «Gravissimo errore ed ennesimo schiaffo alle donne la scelta di ricorrere alla Grand Chambre per salvare la legge 40».

Di segno opposto il giudizio del presidente Udc Rocco Buttiglione: «Se come pare il Governo avesse presentato ricorso alla Corte Europea a difesa della Legge 40 avrebbe fatto correttamente il suo dovere. Il Governo - afferma - è tenuto a difendere in sede europea gli atti della Repubblica italiana».   

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