mercoledì 23 marzo 2011

«Un giovane su quattro ha problemi di infertilità»

Il Secolo XIX - 16 marzo 2011

Genova - Il 40% dei giovani tra 18 e 30 anni, in Italia, ha problemi di fertilità. Lo ha detto il presidente ligure della Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità (Siams), Francesco Minuto, presentando a Genova l’evento nazionale `Androlife´.

Quattro giovani su dieci, secondo la Siams, non hanno spermatozoi o ne possiedono meno della quantità ottimale. Il fattore maschile nell’infertilità di coppia è così di circa il 30-35% e tende ad aumentare gradualmente verso il 50% in parità con quella femminile.

Le cause principali dell’infertilità maschile sono l’ambiente cittadino, con relativo inquinamento, smog e stress, il consumo di droghe o alcol, l’obesità, gli indumenti troppo stretti e il mantenimento di telefoni cellulari nelle tasche dei pantaloni, vicino ai testicoli.

Il ‘Progetto Androlife’ è promosso dalla Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità e dalla Fondazione per il benessere in andrologia Amico Andrologo Onlus, organizzato dall’Università Sapienza e patrocinato dal Ministero della Salute.

«L’iniziativa, che ha come testimonial Francesco Totti, Kristian Ghedina e Alex Zanardi, ha come obiettivo la sensibilizzazione dei giovani sulla salute andrologica ed offre la possibilità, dal 16 al 25 marzo, di prenotare una visita andrologica gratuita al numero verde 800 100 122», hanno spiegato gli organizzatori.

Oltre 3mila ragazzi dai 18 ai 24 anni, il 79% non è mai stato dall’andrologo per una visita ai genitali.

Gli andrologi sottolineano l’importanza della prevenzione ad hanno stilato un elenco di 10 fondamentali ‘regole della fertilità’. Il consiglio principale è quello di evitare fumo, droghe ed abuso di alcol, di avere uno stile di vita sano a partire da una buona alimentazione e da un’adeguata attività fisica. Dal punto di vista del comportamento sessuale, è bene evitare i rapporti occasionali ed usare il preservativo per ridurre il pericolo di infezioni a trasmissione sessuale. E’ importante inoltre osservare una corretta igiene intima, evitare lo stress in eccesso, gli indumenti troppo stretti ed il cellulare nella tasca dei pantaloni. Dopo i 18 anni, infine, è opportuno rivolgersi ad un andrologo per la visita specialistica.

martedì 22 marzo 2011

Guido Ambrosini reintegrato

Il Mattino di Padova - 22 marzo 2011 — pagina 02 sezione: Nazionale

PADOVA. Il professor Guido Ambrosini dovrà essere reintegrato al proprio posto di lavoro quale responsabile del centro di Procreazione assistita della clinica ginecologica. L’azienda ospedaliera, che lo aveva licenziato il 30 settembre scorso, dovrà piegarsi all’ordinanza del giudice del Lavoro Francesco Perrone.
Documento depositato il 15 marzo e comunicato alle parti soltanto ieri sera. Nello stesso tempo via Giustiniani è stata condannata «al risarcimento del danno nella misura corrispondente alla retribuzione globale di fatto, dalla data del licenziamento a quella di reintegro». A questa cifra devono essere sommate le spese legali, che ammontano a 2 mila 815 euro.
IL PROVVEDIMENTO. Il giudice del Lavoro ha ritenuto illegittimo il licenziamento e «del tutto incomprensibile il contenuto degli addebiti contestati al professor Ambrosini». Il giudice Perrone, nelle quattordici pagine di ordinanza, sottolinea «la genericità del contenuto della lettera di contestazione disciplinare e della nota di licenziamento» che «finisce per travolgere sul piano del merito i presupposti sostanziali individuati dalla difesa resistente a fondamento della prospettata legittimità del licenziamento impugnato».
CASO FIVET. La decisione del giudice del Lavoro riporta indietro di sei mesi il calendario della clinica ginecologica, teatro del caso Fivet: un lungo braccio di ferro che ha visto coinvolti Guido Ambrosini, assistito dall’avvocato Manlio Abati e l’azienda ospedaliera, che si è avvalsa del patrocinio legale del professor Luigi Garofalo. Il caso Fivet è deflagrato la scorsa primavera: è stato scoperto che per sette anni era stata disattesa una circolare della direzione sanitaria che imponeva il pagamento di Fivet ed Icsi (due tecniche di fecondazione assistita), rispettivamente 400 e 700 euro. Nel centro di Fisiopatologia della riproduzione umana diretto da Guido Ambrosini quelle prestazioni venivano erogate al costo di un ticket da 36,15 euro. Il danno accumulato nel corso degli anni in un primo momento era stato quantificato in un milione e mezzo di euro, cifra ridotta a trecentomila euro ad un secondo conteggio. Il mancato incasso infatti si riferiva esclusivamente al periodo compreso tra 2007 e 2010. Nei quattro anni precedenti Fivet ed Icsi venivano effettuate in regime di ricovero, quindi a spese del servizio sanitario nazionale. La scoperta del buco finanziario aveva messo sul banco degli imputati Guido Ambrosini, che si era sempre difeso sostenendo di essere responsabile di un’unità operativa semplice, senza quindi alcun obbligo amministrativo. Il comitato dei garanti, interpellato dall’azienda ospedaliera, aveva accolto la tesi di via Giustiniani, secondo la quale Ambrosini si era reso colpevole di «gravi inadempienze nei propri doveri d’ufficio», e per questo motivo doveva essere sospeso ed allontanato dall’attività assistenziale. Il provvedimento era stato emesso il 30 settembre ed impugnato subito dopo da Ambrosini stesso. Ha avuto quindi inizio una lunga battaglia legale di fronte al giudice del Lavoro.
GIOIA. L’ordinanza di Perrone ha reintegrato il ginecologo: l’avvocato Manlio Abati ha espresso soddisfazione a conclusione di quella che non ha esitato a definire una dura battaglia. Ora l’azienda ospedaliera e Adriano Cestrone dovranno adeguarsi al dispositivo emesso dal giudice del lavoro e valutare l’opportunità di formulare un ricorso.
CHI PAGA? Resta ancora sospesa la questione pagamenti retroattivi: a breve è attesa la decisione della commissione istituita dai vertici di via Giustiniani per stabilire se a pagare dovranno essere le ex pazienti.

Fabiana Pesci

lunedì 21 marzo 2011

Mancano donatori di seme Svizzera a caccia di italiani

La Repubblica - 21 marzo 2011 — pagina 42 sezione: CRONACA

LUGANO - I centri di fertilità svizzera sono a corto di sperma e, per reperire donatori, si rivolgono all' estero, in particolare ai paesi confinanti, allettando chi è disponibile a donare il proprio seme con laute offerte in denaro. Le tariffe sono state rivelate ieri dal settimanale "Il Caffè". Per gli italiani che abitano a ridosso del Canton Ticino, dove sono proliferati i centri di fecondazione assistita «una serie regolare di trasferte del semea Lugano può fruttare, mediamente, 5 mila franchi», ovvero circa 4 mila 500 euro. «Avremmo bisogno di almeno una cinquantina di donatori locali ogni anno, invece facciamo fatica ad averne una dozzina» spiega Luca Jelmoni, direttore del centro ProCrea di Lugano, uno dei più importanti della Confederazione, dove la percentuale delle coppie che bussano in cerca di una gravidanza è composta, nella misura del 75%, da cittadini italiani. Tra le diverse ragioni per cui si è resa necessaria una sorta di ricerca di nuovi soggetti pronti a donare il proprio seme, Jelmoni cita la nuova legge svizzera in materia che, oltre a limitare a 8 il numero di figli che si possono ottenere da ogni donatore, ha abolito l' anonimato di quest' ultimo, finendo per dissuadere molti cittadini elvetici a depositare il proprio sperma in un centro di fertilità. Anche se la legge in questione, pur avendo introdotto l' obbligo di rendere note le generalità del donatore, esclude qualsiasi dovere di paternità, come pure eventuali conseguenze sul versante ereditario. I dati del donatore, in età compresa tra i 20 e i 40 anni, vengono sigillati in una busta chiusa, poi inviata al ministero della sanità, a Berna, dove resta conservata per 80 anni. Cionostante l' idea di firmare la provetta contenente il proprio seme, oltre che la possibilità, data al nascituro, di conoscere, pur a determinate condizioni, il proprio genitore artificiale, non è stata gradita e ha comportato un calo dei donatori. Di qui l' idea di incentivare, finanziariamente, gli stranieri. «Appena il numero dei donatori è calato siamo corsi ai ripari, aumentando i rimborsi il che, in questo periodo di crisi, può far comodo», spiega Jürg Stamm, direttore del Centro cantonale ticinese di fertilità, cui si rivolgono 500 nuove coppie ogni anno. «Noi- dice ancora Luca Jelmoni, del centro ProCrea di Lugano - riconosciamo un rimborso spese di 2 mila franchi per ciclo di donazioni e ogni ciclo di donazioni comporta 10 depositi, anche se ogni donatore, mediamente, ne effettua 25». Il che, franco più franco meno, dovrebbe portare a quei 5 mila franchi di compenso. Ma l' incentivo finanziario è l' unico motore che spinge una persona a donare il proprio seme, oppure ci sono anche altre ragioni? «La nostra esperienza - spiega Jelmoni - dimostra che tra i donatori ci sono spesso uomini vicini a coppie toccate dalla problematica della infertilità».


FRANCO ZANTONELLI

La fecondazione assistita diventa peccato

Il Piccolo - 21 marzo 2011 — pagina 06 sezione: Attualità

CITTÀ DEL VATICANO Ricorso alle tecniche di fecondazione assistita, attività di manipolazione genetica, esperimenti scientifici «moralmente discutibili», danni all'ambiente con atti di inquinamento sociale. Ma anche frodi ed evasioni fiscali. Nuove forme di peccato si affacciano in confessionale e non sempre i sacerdoti sono preparati ad affrontarle. È il caso della sfida rappresentata dalla bioetica che mette in campo tutta una serie di manipolazioni della vita «moralmente illecite» con cui il prete di oggi deve fare i conti nell'amministrazione di un sacramento, la confessione, che negli ultimi tempi non gode di grande popolarità tra i fedeli, ma che la Chiesa vuole invece rilanciare. Delle nuove forme di peccato e della maniera giusta per affrontarle si occuperà da oggi il corso annuale sul foro interno promosso dalla Penitenzieria apostolica, il dicastero vaticano che si occupa dei «problemi di coscienza» e che, come spiega il Reggente, monsignor Gianfranco Girotti, sta riscuotendo un «crescente interesse» tra il clero che non vuole trovarsi impreparato all'importante appuntamento del confessionale. Quest'anno, infatti, il corso vedrà la partecipazione di circa 700 sacerdoti. «Oggi - afferma Girotti - ci sono nuove forme di peccato che prima neanche si immaginavano. Pensiamo al mondo della bioetica, innanzitutto, che ci mette di fronte a una serie di alterazioni moralmente illecite e che riguarda senz'altro un campo molto esteso. Un esempio è rappresentato dal ricorso ad alcune tecniche di fecondazione artificiale, quale la Fivet, cioè la fecondazione in vitro, non moralmente accettabili». Il presule ricorda che il concepimento «deve avvenire in modo naturale tra i due coniugi» mentre la fecondazione assistita può comportare di per sè un altro «fatto non lecito» e cioè «il congelamento degli embrioni» che, sottolinea, «sono persone». Tutto il campo delle manipolazione genetiche, che sempre più si affacciano all'orizzonte, anche a causa dei processi di globalizzazione, rappresenta un terreno insidioso. E ancora, sottolinea il Reggente del supremo tribunale della Chiesa per il foro interno, oggi si offende Dio «non solo rubando o bestemmiando», ma anche con azioni di «inquinamento sociale, rovinando l'ambiente, compiendo esperimenti scientifici moralmente discutibili». C'è poi anche la sfera dell'etica pubblica dove pure entrano in gioco nuove forme di peccato come la frode fiscale, l'evasione, la corruzione. «È impressionante oggi il fenomeno della indifferenza che esiste nei confronti della confessione - osserva mons. Girotti -. Nella Chiesa di oggi la posizione di questo sacramento non è delle migliori nè sul piano della pratica nè su quello della comprensione».

Il Vaticano: la fecondazione in vitro è peccato

Repubblica - 21 marzo 2011 — pagina 42 sezione: CRONACA

ROMA - Nuove forme di peccato si affacciano in confessionale, avverte Gianfranco Girotti, Reggente della Penitenzieria apostolica, il dicastero vaticano che si occupa dei problemi di coscienza. Il prelato ne fa un elenco presentando il corso annuale sul foro interno cui partecipano da oggi 700 sacerdoti. Fra i nuovi peccati frutto della scienza, Girotti cita fecondazione assistitae manipolazione genetica. Moralmente illecito anche l' inquinamento ambientale. Le frodi finanziariee l' evasione fiscale sono altri peccati che dovrebbero essere affrontati in confessionale. «Oggi - spiega Girotti - esistono nuove forme di peccato che prima non erano immaginabili. Pensiamo al mondo della bioetica: un esempio è rappresentato da alcune tecniche di fecondazione artificiale come quella in vitro. Il concepimento infatti deve avvenire in modo naturale tra i due coniugi». La fecondazione assistita, secondo il Penitenziere, può comportare un altro «fatto non lecito»: il congelamento degli embrioni, «che sono persone».

lunedì 7 marzo 2011

«Fecondazione, il primario sbagliato»

Corriere della Sera - 7 marzo 2011

All' ospedale San Paolo un medico specializzato in Andrologia è alla guida della fecondazione assistita che - per legge - deve fare capo a un ginecologo. La denuncia, che colpisce al cuore uno dei reparti di procreazione medicalmente assistita (Pma) più importanti di Milano, è contenuta in un' interrogazione parlamentare appena presentata al ministro della Salute, Ferruccio Fazio. La firma è di Benedetto Francesco Fucci, deputato Pdl che fa parte della commissione parlamentare d' inchiesta sugli errori medici, nonché primario e ginecologo pugliese. «Il bagaglio di competenze necessario per chi assume la responsabilità delle unità operative di medicina della riproduzione - sottolinea Fucci - non può evidentemente derivare che dal percorso formativo di chi consegue la specializzazione in ginecologia ed ostetricia». In gioco c' è il reparto dove i medici devono occuparsi di diagnosi e cura dell' infertilità di coppia, curare le patologie concomitanti, eseguire gli interventi chirurgici conservativi per endometriosi e malformazioni uterine, rimuovere le cause anatomiche o generali dell' infertilità. Al termine dell' iter clinico può scattare, secondo il principio di gradualità e minor invasività previsto nella Legge 40, la fecondazione. Di qui la richiesta d' intervento del ministero della Salute avanzata da Fucci: «A tutela dei pazienti». Dopo i malumori interni all' ospedale dove vengono curate 500 donne l' anno, il caso arriva, dunque, in Parlamento. Sullo sfondo c' è la delibera 1207 del 16 dicembre 2009. È un provvedimento preso da Giuseppe Catarisano e da Danilo Gariboldi, ai vertici del San Paolo fino allo scorso dicembre, quando il giro di valzer della sanità lombarda porta in via Di Rudinì Andrea Mentasti ed Enzo Brusini. «Esamineremo la questione nelle prossime ore», fanno sapere i neonominati. È chiaro, comunque, che dopo 21 anni di guida ginecologica, dal gennaio 2010 la fecondazione assistita (con un impegno clinico che riguarda per il 90% le donne) finisce alle dipendenze di un andrologo, Giovanni Maria Colpi. «L' unità ospedaliera di Urologia II, Andrologia e Riproduzione assistita si deve porre nello scenario dell' offerta clinica come eccellenza per la procreazione assistita», scrive Catarisano. Ma la decisione rischia di andare a sbattere contro le norme in vigore. Dice, infatti, il Pirellone nel suo provvedimento del febbraio 2005 che dà attuazione alla Legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita: «Il responsabile della struttura deve essere uno specialista in ostetricia e ginecologia». In difesa del provvedimento di Catarisano e Gariboldi c' è chi fa notare che proprio la delibera del dicembre 2009 crea ex novo anche una struttura semplice di Ginecologia riproduttiva. La responsabile, alle dipendenze dell' Andrologia, è la ginecologa Patrizia Sulpizio. Il sito internet dell' ospedale San Paolo non lascia dubbi, però. Per trovare la fecondazione assistita bisogna cliccare - sotto il Dipartimento Materno-infantile - alla voce Urologia II, Andrologia e Riproduzione Assistita, primario Giovanni Maria Colpi. Insomma il Centro Pma appare chiaramente diretto da un andrologo. Il tutto con i rimborsi per i trattamenti contro l' infertilità che vengono incassati dall' Andrologia che così risulta tra le divisioni più redditizie del San Paolo. Ma le pazienti, quando ce n' è bisogno, vengono ricoverate in Ginecologia. Un pasticcio? È quanto dovrà ora chiarire il ministro della Salute Ferruccio Fazio, su sollecitazione del deputato Fucci.

Simona Ravizza