martedì 31 marzo 2009

Fecondazione: Corte costituzionale avvia esame legge 40

Roma, 31 mar. (Adnkronos Salute) - Al via l'esame della legge 40 del 2004 sulla procreazione medicalmente assistita da parte della Corte Costituzionale. I 15 giudici hanno appena terminato l'udienza pubblica, in cui hanno ascoltato le motivazioni in base alle quali è stata sollevata la questione di legittimità costituzionale su alcuni articoli della normativa, e la difesa dell'Avvocatura dello Stato. Un'udienza di due ore e mezza, animata dallo scontro tra le parti.

"Torna per la seconda volta davanti alla Corte - ha sottolineato il relatore della causa, il giudice Alfio Finocchiaro - la discussione sulla legge 40". Già nel 2006, infatti, la Consulta aveva ritenuto inammissibile la questione di legittimità relativa all'articolo 13, sollevata dal tribunale di Cagliari chiamato a giudicare il caso di una coppia talassemica che aveva richiesto di effettuare la diagnosi embrionale preimpianto. Questa volta sono da esaminare tre distinte ordinanze del 2008, emanate dal Tar del Lazio e dal Tribunale di Firenze, relativi all'articolo 14 della norma, che prevede la formazione di un numero limitato di embrioni fino a un massimo di tre, da impiantare tutti contestualmente, vietando la crioconservazione al di fuori di ipotesi eccezionali.

La Consulta inoltre si dovrà pronunciare anche sull'articolo 6 della legge, nel punto in cui dispone per la donna l'irrevocabilità del consenso all'impianto in utero degli embrioni creati. Per quanto riguarda la questione della diagnosi preimpianto, "il relatore Finocchiaro ha incidentalmente ricordato - fa notare l'avvocato Giancarlo Muccio, che rappresenta la World Association Reproductive Medicine (Warm), una delle associazioni che avevano presentato ricorso - che in questa sede non si discuterà questa questione, in quanto è stata risolta dal Tar del Lazio che ha annullato le linee guida sulla legge 40, rinnovate poi dall'ex ministro della Salute Livia Turco".

"Continua a circolare l'errata convinzione che la diagnosi preimpianto non sia consentita in Italia - sottolinea il presidente di Warm, il ginecologo Severino Antinori - quando invece è possibile effettuarla, basta rivolgersi a centri specializzati seri. Purtroppo però la legge 40 non ha mai fissato gli standard di qualità che queste strutture devono rispettare ed è questa una delle sue principali mancanze".

A chiedere oggi alla Consulta di "sollevare dinanzi a se stessa la questione dell'ammissibilità della diagnosi preimpianto" è stata Isabella Loiodice, avvocato del Comitato per la tutela della salute della donna. Secondo il legale, questa pratica "non è conforme alla Costituzione, che conferisce il diritto a un figlio, ma non per forza un figlio sano". La Corte, presieduta da Francesco Amirante, ha deciso di non ammettere a giudizio alcune associazioni come Madre provetta, Amica cicogna, Hera onlus, Luca Coscioni, Sos infertilità, Cittadinanzattiva Toscana e altre ancora, tutte unite contro la legge sulla fecondazione assistita.

Le parti che stamattina hanno potuto esprimere le proprie ragioni sono state Warm e i legali delle due coppie affette da malattie genetiche altamente trasmissibili, come anche l'avvocato dello Stato Gabriella Palmieri e la Federazione nazionale dei centri e dei movimenti per la vita.

Gian Domenico Caiazza, difensore della coppia di cui si conoscono solo le iniziali C.S.A. e P.G., ha evidenziato che "così come non è possibile fissare a livello normativo il numero preciso di aspirine o di psicofarmaci da somministrare a un paziente, non si capisce come il limite di tre embrioni da impiantare nella donna possa essere considerato quello giusto. Forse solo perché tre è il numero perfetto?", chiede ironico.

L'avvocato dello Stato, Gabriella Palmieri, precisando di "difendere la normativa sulla procreazione medicalmente assistita solo sulla base di una valutazione tecnico-giuridica", ha infine puntualizzato che "i dati trasmessi dal ministero del Welfare sulla legge 40, nonostante riguardino persone di età elevata, parlano di risultati in linea con quelli del resto d'Europa". La sentenza dei giudici della Consulta, che si dovranno ora riunire in Camera di consiglio, è attesa entro questa settimana.

Battaglia alla Consulta, fuori le associazioni

Roma, 31 mar. (Apcom) - Udienza pubblica alla Corte costituzionale sulla legge 40 che regola la procreazione assistita: una vera e propria 'battaglia in punta di diritto' di due ore e mezzo che qualcuno, però, non ha potuto combattere. La Consulta, infatti, non ha ammesso in giudizio numerose associazioni che si erano costituite come parti, tra cui Hera onlus, l'associazione Luca Coscioni, Cecos Italia, Madre provetta e Cittadinanzattiva Toscana, tutte contrarie alla legge 40. La Corte presieduta da Amirante ha invece ammesso le parti che si erano già costituite nel giudizi principali o che ne avevano diritto: la World association reproductive medicine, presieduta dal professor Severino Antinori e i legali delle due coppie sterili affette da malattie genetiche trasmissibili (rispettivamente esostosi e retinoblastoma, la prima genera la crescita smisurata delle cartilagini delle ossa mentre la seconda è una grave malattia della retina dell'occhio) che hanno chiesto una pronuncia di illegittimità di diversi articoli della legge 40. Ammessi anche gli interventi delle controparti: il governo, rappresentato dall'avvocato dello Stato Gabriella Palmieri; il Comitato per la tutela della salute della donna e la Federazione nazionale dei centri e dei movimenti per la vita, tutti favorevoli a lasciare la legge così com'è in quanto 'giusto mezzo' tra l'interesse della donna al buon esito della procedura di procreazione medicalmente assistita e la tutela dell'embrione. La pronuncia dei giudici costituzionali è attesa in settimana.

Lo Stato difende la legge 40, ma per i movimenti è "restrittiva"

Roma, 31 mar. (Apcom) - Nel corso dell'udienza di questa mattina alla Consulta sono emerse tutte le anime che danno vita al dibattito sulla fecondazione assistita. La legge 40, ha sottolineato in udienza l'avvocato Gian Carlo Muccio, rappresentante della Warm, una delle principali associazioni che si occupano di procreazione, "compromette il diritto alla salute del concepito e la donna è considerata come un contenitore. Dal registro europeo emerge un dato esplicativo di come questa legge sia portatrice di effetti limitativi: su 100 cicli, il numero di gravidanze portate a termine risulta pari ad 8, mentre la media europea e' intorno a 18-20". L'Avvocatura dello Stato, invece, si è schierata a favore della legge: "La mia è una difesa giuridica della legge - ha detto infatti l'avvocato dello Stato Gabriella Palmieri - che ha connotati forti e di impatto, non vi è nessuna insensibilità da parte mia. Anche la legge francese e quella svedese pongono il limite di tre embrioni. In Inghilterra, poi, si raccomanda un impianto non superiore a due". Palmieri, poi, ha ricordato anche i dati diffusi il 27 marzo scorso dal ministero della Salute: "Oltre il 100% dei centri ha risposto e devo dare credito alle conclusioni, secondo le quali nonostante l'età elevata di chi si sottopone ai trattamenti i risultati sono in linea con quelli europei". "Anche i commentatori più critici - ha aggiunto l'avvocato dello Stato - osservano che da una lettura combinata dei diversi articoli della legge, emerge che il consenso della donna non e' affatto irrevocabile". Parola anche ai legali della Federazione nazionale dei centri e dei movimenti per la vita. Per l'avvocato Giovanni Giacobbe "il valore principale sul piano della Costituzione è quello della vita e il diritto alla procreazione è il diritto alla libertà. Il limite di tre embrioni è discrezionale ma non lede la ragionevolezza della legge; l'articolo 32 della Costituzione non risulta violato perchè se il trattamento non va a buon fine una volta, la donna non ha la necessità costituzionalmente garantita di sottoporsi ad ulteriori trattamenti". Per questo i rappresentanti dei movimenti per la vita hanno chiesto l'inammissibilità della questione sollevata dal Tar del Lazio. Anche secondo Antonio Baldassarre, altro rappresentante dei movimenti, la Corte COstituzionale "non può modificare il numero massimo di embrioni, ma solo far cadere il limite: questa sarebbe una soluzione profondamente irragionevole poichè la tutela dell'embrione sparirebbe e si darebbe piena espansione all'interesse della salute della donna". Ultimo intervento per gli avvocati che rappresentano due coppie con problemi di procreazione che si sono rivolte al tribunale di Firenze. "Abbiamo due coniugi sterili, con la donna affetta da malattie ereditarie - ha ricordato l'avvocato Giandomenico Caiazza - e i medici dicono che sarebbe necessario prelevare almeno sei embrioni. Ciò che contestiamo è la manifesta irragionevolezza di una legge che sconta una matrice ideologica, i cui obiettivi sono resi impossibili da una insensata rigidità".

lunedì 30 marzo 2009

Fecondazione, domani decide la Consulta

Repubblica - 30 marzo 2009

Hanno citato anche la nostra storia.

http://www.repubblica.it/2009/03/sezioni/cronaca/viaggi-della-fecondazione/viaggi-della-fecondazione/viaggi-della-fecondazione.html?ref=search


FECONDAZIONE: LEGGE 40 DOMANI A VAGLIO CONSULTA

(AGI) - Roma, 30 mar. - La legge 40 sulla fecondazione assistita finisce sotto la lente della Corte Costituzionale. Domani, infatti, i giudici della Consulta inizieranno ad esaminare, dopo un'udienza pubblica che si terra' in mattinata, le questioni di legittimita' sollevate nel 2008 dal Tar del Lazio e dal Tribunale di Firenze, con tre distinte ordinanze, relative all'articolo 14 (commi 1, 2, 3 e 4) della legge, in cui si prevede la formazione di un numero limitato di embrioni, fino a un massimo di tre, da impiantare contestualmente, vietando la crioconservazione di embrioni al di fuori di ipotesi del tutto eccezionali. I giudici delle leggi, inoltre, dovranno pronunciarsi anche sulla legittimita' dell'articolo 6 della legge 40, e, in particolare, del punto in cui dispone anche per la donna la irrevocabilita' del consenso ad accedere alle tecniche di fecondazione assistita dal momento della fecondazione dell'ovulo. Per il Tar del Lazio e il tribunale fiorentino (chiamati a decidere rispettivamente su una causa sollevata dalla Warm - World Association Reproductive Medicine e su un caso riguardante una coppia non fertile e affetta da malattie genetiche) le disposizioni contenute nella legge 40 sono in contrasto con gli articoli 2, 3, 13 e 32 della Costituzione. Al termine dell'udienza di domani, i giudici della Consulta si ritireranno in camera di consiglio. La loro decisione, molto probabilmente, arrivera' entro la fine della settimana. Relatore della causa e' il giudice Alfio Finocchiaro.

30 marzo 2009

Fecondazione assistita, domani la Consulta decide

L'Unità - 30 marzo 2009

Martedì, la Corte Costituzionale sarà chiamata a decidere sulla legittimità delle legge 40, la tanto discussa norma che regolamenta la procreazione assistita. Comunque vada, in questi giorni di infervorato dibattito sui temi etici, dal testamento biologico in giù, quella della Consulta sarà una sentenza decisiva.
Diversi giudici hanno già dato ragione ai ricorsi presentate dalle associazioni che si battono in difesa degli aspiranti genitori. Il 18 marzo scorso, ad esempio, il Tribunale di Milano ha ribadito quanto già affermato dal Tribunale di Firenze e dal Tar del Lazio: in quella legge non sono legittimi il limite di tre embrioni per i tentativi di procreazione e il divieto di revoca del consenso da parte della donna.
In sostanza, la legge 40, così rigida e restrittiva, non va incontro alle esigenze delle coppie che sono alla disperata ricerca di un figlio, perchè, tra le altre cose, non permette una diagnosi pre-impianto. All'epoca si disse che queste rigidità erano necessarie: avrebbero impedito scellerati abusi, che so, quello di "farsi" un figlio con gli occhi azzuri, piuttosto che una bambina riccia e bionda. Peccato che i genitori, più che gli occhi e i capelli, ai loro figli vogliano offrire una vita sana. Le cause aperte al tribunale di Milano, ad esempio, sono di due coppie portatrici di Beta-Talassemia e Drepanocitosi abbinata a Beta-talassemia. Con la procreazione assistita, senza le restrizioni della legge 40, avrebbero potuto scongiurare il rischio di trasmetterle ai figli.
Fallito per mancanza di quorum il referendum abrogativo del 2005, nel corso degli anni si sono moltiplicati i ricorsi da parte di coppie infertili e con problemi di patologie genetiche e cromosomiche. Tra tutti, il più importante è stato quello presentato al Tar del Lazio, che nel gennaio 2008 ha bocciato le Linee Guida della legge 40, motivandolo con il riscontro di un «eccesso di potere». È stato proprio il Tribunale del Lazio a chiedere poi alla Consulta di pronunciarsi sulla costituzionalità della norma, in particolare dell'art. 14 commi 2 e 3 della legge 40/04, nella parte in cui prevede per il medico la possibilità di produrre un numero di embrioni non superiore a tre e l'obbligo del contemporaneo impianto. Una norma che - secondo le parole dei fautori del ricorso - risulterebbe in contrasto sia con gli articoli 2, 3, 13 e con l'articolo 32 della Costituzione. I giudici della Consulta, inoltre, dovranno pronunciarsi anche sulla legittimità dell'articolo 6, in particolare del punto in cui dispone anche per la donna la irrevocabilità del consenso ad accedere alle tecniche di fecondazione assistita dal momento della fecondazione dell'ovulo.
In attesa del pronunciamento della Corte sono tantissime le coppie che hanno deciso di tentare di fare una famiglia all'estero, dove le norme non sono così restrittive. Fino al 31 dicembre 2008, diecimila aspiranti genitori hanno affrontato uno di questi viaggi della speranza. Ovviamente, spendendo un sacco di soldi: si parla di tariffe che arrivano fino a 9mila euro per ovodonazione. C'è chi ha fatto un mutuo, per veder garantito un diritto che nel suo Paese è negato.

31/03/09 La Corte Costituzionale si pronuncia sulla Legge 40

Ci siamo.
Domani 31 marzo 2009 la Corte Costituzionale si pronuncerà sulla Legge 40 e in particolare sugli articoli:

- art. 14, c. 2° e 3° legge 19/02/2004 n. 40
- artt. 6, c. 3°, ult. periodo, e 14, c. 1° e 2° legge 19/02/2004 n. 40
- artt. 6, c. 3°, e 14, c. 2°, 3° e 4° legge 19/02/2004 n. 40

(Procreazione medicalmente assistita - Limiti all'applicazione delle tecniche sugli embrioni - Previsione della produzione di un numero massimo di tre embrioni ai fini dell'impianto - Previsione della crioconservazione degli embrioni solo nel caso che il trasferimento degli stessi nell'utero non risulti possibile per grave e documentata causa di forza maggiore,relativa allo stato di salute della donna non prevedibile al momento della fecondazione (Ord. 159/08, 323/08 e 382/08)

Procreazione medicalmente assistita - Consenso informato - Previsione che la volontà di ciascuno dei soggetti della coppia di accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita possa essere revocata fino al momento della fecondazione dell'ovulo - Irrevocabilità del consenso da parte della donna all'impianto in utero degli embrioni creati, dal momento della fecondazione dell'ovulo (Ord. 323/08 e 382/08))

- rif. artt. 3 e 32 Costituzione
- rif. artt. 3 e 32, c. 1° e 2° Costituzione
- rif. artt. 2, 3, 13 e 32 Costituzione

Giudice: Finocchiaro

domenica 29 marzo 2009

Gb: per i bimbi in provetta maggiori rischi di alcuni problemi di salute

Corriere della Sera - 21 marzo 2009

L'aumento della probabilità per determinate patologie raggiunge il 30 per cento

LONDRA - Le coppie che decidono di affidarsi alla fecondazione assistita dovranno essere adeguatamente avvertite, almeno nel Regno Unito, circa i potenziali rischi di salute per i nascituri associati alle tecniche utilizzate a questo scopo. Lo prevedono le nuove linee-guida mese a punto per gli specialisti britannici da parte della Human Fertilisation and Embryology Authority (Hfea), responsabile dei procedimenti di fecondazione. Secondo i dati resi noti dall'ente i bambini nati grazie alla fecondazione assistita possono avere fino al 30 per cento di chance in più di andare incontro a determinate alterazioni genetiche e a problemi di salute a lungo termine, fra cui difetti alle valvola cardiache, anomalie all'apparato digerente, palatoschisi e, seppure più raramente a sindrome di Angelman, causa di ritardo mentale.

«NO AGLI ALLARMISMI» - La Hfea intende avvertire i genitori con problemi di fertilità dei possibili rischi legati all'uso delle tecniche di fecondazione assistita, affinchè compiano scelte consapevoli, come è giusto e necessario fare di fronte a qualsiasi procedura medica. L'autorità non intende creare allarmismo perchè la maggior parte dei piccoli nati da queste tecniche sono sani. Nel Regno Unito si contano circa 10 mila bambini nati «in provetta». All'origine dei problemi ci sarebbero i farmaci utilizzati per stimolare l'ovulazione, che potrebbero danneggiare gli ovuli.

sabato 28 marzo 2009

Perché e come occorre cambiare la legge sulla fecondazione assistita

L’approvazione della Legge 40/2004, che disciplina il ricorso alla Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), ha rappresentato un importante momento di civiltà per il nostro sistema normativo che, dopo oltre 25 anni dalla nascita della prima bambina concepita “in provetta“, si è finalmente dotato di un sistema di regole in questa delicatissima materia.
Dopo un dibattito − che si è prolungato per oltre tre legislature − il Parlamento ha avuto il merito di definire un testo che presenta principi ampiamente condivisi, ma anche argomenti in parte controversi.
I principi condivisi rappresentano i limiti che il comune sentire degli italiani, a prescindere da posizioni ideologiche e religiose, pone alle applicazioni della ricerca scientifica in un ambito che coinvolge le coscienze, prima ancora delle convinzioni morali e politiche. L’articolato approvato dal Parlamento presenta degli aspetti positivi come l’istituzione obbligatoria di un Registro Nazionale − a cura dell’Istituto Superiore di Sanità − che ha consentito un vero censimento dei centri di PMA, nonché il controllo degli stessi; la limitazione al numero di embrioni da produrre − e quindi al numero di ovociti da inseminare − che a sua volta ha prodotto un duplice risultato: da una parte ha consentito alle donne, sottoposte a terapie mediche più leggere, di evitare le gravi sindromi da iperstimolazione ovarica; dall’altra parte ha favorito, soprattutto in Italia, lo sviluppo di una ricerca da parte dei laboratori dei centri di PMA, per ottenere comunque alte percentuali di gravidanza nelle pazienti, verso la selezione dei migliori gameti (ovociti e spermatozoi) da utilizzare in fecondazione assistita, a differenza della attuale metodica di selezione degli embrioni eseguita in altri Paesi.
I limiti della legge sono stati sottolineati a più riprese dalla comunità scientifica e sono diventati oggetto di riflessione da parte dell’opinione pubblica in seguito ad alcuni fatti di cronaca resi noti dalla stampa. Inoltre alcuni termini della Legge 40 sono stati colti anche in sede di redazione delle Linee Guida della normativa che in taluni casi − si veda ad esempio il nodo della incoercibilità del consenso all’impianto − sono intervenute chiarendo e di fatto creando incoerenze con il testo.
Le difficoltà più evidenti create dall’applicazione della Legge 40, come riportato dal “Report 2006 ” dell’Istituto Superiore della Sanità al Ministro della Salute (febbraio 2008), riguarda l’aumento delle gravidanze plurime in Italia rispetto gli altri Paesi Europei; in particolare delle gravidanze trigemine (3.3%) e delle gemellari (24.6%) osservate in classi di età di pazienti non superiori ai 35 anni, mentre in generale la percentuale di gravidanza diminuisce nelle pazienti di età superiore ai 38 anni.
Tutto ciò impone una modifica di alcuni punti dell’attuale Legge 40 e se da una parte si ritiene opportuno mantenere come limite massimo il numero di tre embrioni da trasferire in utero, a salvaguardia sia della salute della donna che del nascituro, dall’altro si ammette che tale limite massimo sia penalizzante per le probabilità di successo della tecnica stessa. Pertanto si dovrebbe rimettere al medico la possibilità di definire il numero di ovociti da inseminare, tenendo conto delle esigenze cliniche, dell’età e delle condizioni di salute della donna e limitando comunque il numero di ovociti utilizzati a quello “strettamente necessario”.
Rilevante sarebbe l’intervento all’art. 4, che enuncia i requisiti dei soggetti ammessi, così come individuati all’art. 5 (coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi), e definisce le condizioni di accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita.
Con tale modifica si potrebbero ammettere sia le coppie con problemi riproduttivi che quelle portatrici di malattie genetiche o cromosomiche o infettive trasmissibili. Queste ultime tre categorie dovrebbero essere definite secondariamente nelle Linee Guida da emanare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge di modifica.
Tale ampliamento si ritiene necessario in quanto precludere la possibilità di avvalersi delle opportunità offerte dalla scienza alle coppie portatrici di gravi patologie ereditarie appare difficilmente accettabile e viene avvertito da gran parte dell’opinione pubblica come una discriminazione irrispettosa dei travagli umani dei soggetti coinvolti.
Di conseguenza si dovrebbe intervenire anche con una modifica dell’art. 13, prevedendo la possibilità di effettuare la diagnosi pre-impianto sugli embrioni prodotti esclusivamente allo scopo di individuare le patologie genetiche e/o cromosomiche ereditarie, quindi trasmissibili al nascituro, ed indicate poi nelle Linee Guida .
Così si eviterebbe l’eventuale ricorso, da parte della madre e dopo l’amniocentesi, all’interruzione della gravidanza alla sedicesima settimana − come previsto dalla Legge 194 − e con l’evidente vantaggio per la donna di non dover affrontare gravi traumi in termini psicologici e medici. In qualità di medico e di ricercatore personalmente ritengo che gli embrioni in cui si è accertata la presenza di patologie genetiche e/o cromosomiche, quando ne sia rifiutato dalla donna il trasferimento in utero, possano essere utilizzati ai fini della ricerca.
Ritengo pertanto che sia giunto ormai il momento di rivedere la Legge 40 e le relative Linee Guida.


Inserito da: Giuseppe Palumbo - Nato a Catania nel 1940, laureato in medicina e chirurgia, medico, professore ordinario di ginecologia e ostetricia, è deputato del Pdl e presidente della Commissione Affari sociali della Camera dei Deputati.

http://www.libertiamo.it/2009/03/20/perche-e-come-occorre-cambiare-la-legge-sulla-fecondazione-assistita/

venerdì 27 marzo 2009

I figli di una sola metà del cielo

Repubblica — 20 marzo 2009 pagina 1 sezione: PRIMA PAGINA

HANNO due mamme. O due papà. A volte tre genitori. Sono centomila in Italia secondo le ultime stime, ma forse molti di più. I più grandi sfiorano l' adolescenza, i più piccoli, concepiti all' estero nei centri di fecondazione assistita, hanno pochi anni, alcuni pochi mesi. Figli e figlie di genitori gay. Di una sola metà del cielo. Bimbi sereni dicono gli psicologi, gli insegnanti, i pediatri che li analizzano e li «monitorano» fin dalla culla negli Stati Uniti, in Francia, in Germania, in Inghilterra, e adesso anche in Italia. Nati da relazioni eterosessuali o nella coppia omosessuale stessa, tra due donne o due uomini, complice la Scienza e le più ardite tecniche di procreazione artificiale: sono l' ultima frontiera della famiglia, la più inedita, la meno riconosciuta, la più controversa. Si chiamano nuclei «omogenitoriali», adattamento dal francese homoparentalité, per l' anagrafe italiana non esistono, la legge li ignora, la Chiesa li condanna, le istituzioni li osteggiano. Invece sono sempre di più, nel nostro paese il 17,7% degli omosessuali e il 20,5% delle lesbiche con più di 40 anni ha uno o più figli, e il 49% delle coppie omosessuali dichiara di voler diventare genitore, un vero e proprio gayby boom, come lo hanno definito i sociologi americani, un boom di bambini nati dalle unioni gay. Scrive Giulia Porretti, maestra di Pordenone: «Martina nei suoi disegni rappresenta mamma Alessia e mamma Franca, più il gatto di casa. Non è stato facile, all' inizio, comprendere. Poi ci siamo abituate. Martina ci guarda con occhi sereni ed è la più brava della classe». Cronache da un mondo sommerso che inizia a chiedere rispetto, diritti, visibilità. In Francia, pochi giorni fa, il Governo di Nicolas Sarkozy ha presentato un disegno di legge che legittima, in modo esplicito, «i nuclei composti tra due adulti dello stesso sesso tra le nuove configurazioni familiari». In Italia le famiglie omosessuali si sono consorziate in «Famiglie arcobaleno», una proposta di legge del Pd chiede i loro bimbi vengano tutelati, ma restano nuclei fantasma. Intanto i figli nascono, crescono, vanno a scuola, fanno la vita dei loro coetanei... E ieri giorno del papà, hanno festeggiato a Genova la "festa delle famiglie". Anche quelle in cui si cresce con due genitori dello stesso sesso. Nella stanza di Arianna, 6 anni, figlia di Federica che vive con Cecilia, sua nuova compagna, Cenerentola e il principe volteggiano abbracciati sul muro, mentre Minni e Topolino si guardano complici. Siamo a Roma, nella periferia che si estende verso la Via del Mare, tra case nuove e scheletri di palazzi. Federica Bruni, 34 anni, infermiera, descrive la faticosa scoperta e poi la conquista di un amore gay, dopo una vita eterosessuale, un matrimonio, la separazione, la messa al bando dalla famiglia e le minacce dell' ex marito. «Arianna sa che per me Cecilia è un affetto grande, adesso dice che ha due mamme, ci vede dividere il letto matrimoniale come prima lo dividevo con suo padre. Certo per lei l' amore resta quello tra un uomo e una donna, mi sembra naturale che sia così... Sa anche che presto arriverà un altro bambino, Cecilia ed io andremo a Copenaghen e Cecilia farà l' inseminazione artificiale con il seme di un donatore: saremo una famiglia a tutti gli effetti, anche se per la legge italiana il nostro bambino sarà soltanto figlio di Cecilia, lo Stato riconosce unicamente il padre o la madre "biologici". Io semplicemente non esisto». Federica tocca il cuore del problema, quello che ha portato Giuseppina La Delfa, docente di francese, trapiantata in Italia da 19 anni in un minuscolo paesino vicino ad Avellino e mamma di una bambina di 5 anni, a fondare insieme ad altri genitori le "Famiglie Arcobaleno". «Siamo migliaia ma c' è ancora una gran paura a mostrarsi, a dichiararsi. In "Famiglie Arcobaleno" siamo circa 500 tra adulti e bambini, quasi tutti i nostri figli sono nati "nella coppia", con la fecondazione assistita per le donne, attraverso il seme di un donatore o di un amico, e con le "maternità surrogate" per i maschi. La mia compagna Raphaella ed io siamo andate in Belgio, nel centro "Azvub", volevamo che fosse lei a portare avanti la gravidanza, ma c' erano dei problemi e così è toccato a me... La cosa assurda però è che la mia compagna per la legge italiana non può prendersi cura di nostra figlia, se io morissi la bambina resterebbe sola pur avendo un altro genitore...». È particolare la storia di Giuseppina, che oggi ha 46 anni, è nata in Francia da genitori emigrati dalla Sicilia, ed è poi tornata a vivere in un minuscolo borgo campano, senza fare mistero della propria omosessualità. Anzi, dando il via ad una vera campagna di outing durante la gravidanza. «Volevo che la gente del paese fosse preparata all' evento, all' arrivo di una bambina figlia di due lesbiche, e l' accoglienza è stata superiore alle aspettative, L. è piena di amici, allegra solare... No, non mi sento egoista ad averla privata del padre: io le ho dato la vita, cosa può esserci di più bello?». Una famiglia come le altre, si potrebbe obiettare, con un padre e una madre, ed è questa infatti la tesi di chi ritiene che le famiglie gay siano dannose per lo sviluppo di un bambino. Ma è proprio un esperto di infanzia e adolescenza, Gustavo Pietropolli Charmet, a chiarire perché invece si può crescere bene anche in un contesto così atipico. «Oggi è in corso una modificazione cruciale sia della maternità che della paternità: si va sempre di più verso situazioni in cui i genitori si occupano a staffetta dei figli o verso famiglie monogenitoriali. Questo vuol dire - spiega Charmet - che di volta in volta il padre e la madre incarnano entrambii ruoli, sono cioè le due figure insieme, i maschi si "maternalizzano" e le donne acquistano autorità. Ed è ciò che accade nelle coppie omosessuali: se un figlio viene allevato da due padriè inevitabile che questi sviluppino anche una parte materna, e così accade nel caso di famiglia con due madri. E i bambini cresciuti in questi contesti non manifestano alcun problema diverso dai loro coetanei». Aggiunge Margherita Bottino, sociologa, autrice di diversi saggi sulla «omogenitorialità», tra cui il libro "La gaia famiglia": «Quando una coppia gay decide di fare un figlio, i due padri o le due madri preparano il terreno e invece di nascondersi cercano la massima visibilità. E la società di solito è più pronta di quanto si creda. Il vero problema è la non esistenza giuridica di queste famiglie. I pediatri americani hanno dimostrato che nelle realtà dove il loro status è riconosciuto i bambini sono più sereni...». Ed è infatti un percorso di assoluta trasparenza quello intrapreso da Tommaso e Gianfranco, insegnanti romani quarantenni, oggi padri di una piccola di tre anni e di un bimbo di 6 mesi, nati in California attraverso due «maternità» surrogate. Una sorta di «acrobazia» procreativa, ma i due neo-padri, impegnati in un full time di biberon e pannolini, affermano di cavarsela benissimo. «Prima di lanciarci in questa avventura - spiega Tommaso - abbiamo cercato di capire effettivamente come vivono i bambini nati da coppie gay. Ci siamo interrogati sull' eventualità che ai nostri figli potesse mancare una figura femminile, ma ci sono due nonne, diverse zie, e abbiamo deciso mantenere un rapporto anche con la mamma portatrice». «Nostra figlia va al nido pubblico - continua Gianfranco -all' inizio le maestre erano sconvolte, smarrite, poi hanno iniziato a fidarsi, hanno addirittura inventato una favola in cui ci sono le zebre con due mamme, e i cuccioli di leone con due papà... Le difficoltà arriveranno, perché la campagna contro l' omogenitorialità è forte, ma adesso siamo una famiglia, ed è questo che conta».

MARIA NOVELLA DE LUCA

giovedì 26 marzo 2009

Ovuli congelati per diventare mamme a 40 anni

Corriere della Sera - 19 marzo 2009 - Pagina 7

La sfida delle donne in carriera: tremila euro per allungare il periodo di fertilità
La tecnica è stata finora utilizzata da donne con seri problemi di salute, oggi anche da chi è senza compagno a 40 anni

E' la grande ambizione delle donne. Conciliare il lavoro e (possibilmente) la carriera con maternità e famiglia. Spesso, però, la quadratura del cerchio non riesce. Il figlio non arriva. E allora, quando il tempo sta per scadere, si tenta l' ultima carta. Quella del congelamento degli ovociti. La prima gravidanza ottenuta grazie allo scongelamento di ovociti poi fecondati e reimpiantati è stata portata a termine a fine 2007. La tecnica è stata finora utilizzata da donne con seri problemi di salute che volevano conservare la possibilità di diventare mamme. Oggi c' è una novità. «Sempre più donne chiedono il congelamento degli ovuli semplicemente perché, alla soglia dei quarant' anni e senza un partner, rischiano di veder sfumare il loro sogno di maternità», racconta Alessandra Graziottin, direttore del centro di ginecologia del San Raffaele. «Certo, parliamo ancora di numeri limitati. Ma siamo di fronte all' emergere di un fenomeno». L' età media della prima gravidanza è passata dai 27,1 anni del 1980 ai 30,8 del 2005. Si sale a 33 anni se si escludono le immigrate. «L' età dell' oro della fecondità finisce a 36 anni. Le possibilità di restare incinta sono discrete fino ai 38. Poi diminuiscono in modo drastico. E allora si tenta il tutto per tutto», descrive Graziottin. «La richiesta di congelare gli ovuli per realizzare il sogno della maternità non mi stupisce. D' altra parte ci sono anche molte donne che ricorrono alla fecondazione assistita. O che scelgono la strada dell' adozione», racconta Sabina Guancia, presidente dell' associazione per la famiglia. «Non si tratta di atti di egoismo ma del disperato tentativo di realizzare una parte fondamentale di se - tiene a precisare Guancia -. D' altra parte le quarantenni di oggi sono state illuse. Hanno creduto alla realizzazione facile sul lavoro. Invece i risultati non sono arrivati. E per di più la maternità di questa generazione ora viene messa a rischio dai continui rinvii». «Il costo sociale della non gestione del rapporto maternità-lavoro sta diventando troppo alto - riflette Simona Cuomo, coordinatrice dell' osservatorio sul diversity management dell' università Bocconi -. Eppure con un minimo sforzo organizzativo il problema potrebbe essere affrontato in modo vantaggioso per tutti. Per le famiglie. E per le aziende che, grazie a una gestione positiva della maternità, potrebbero addirittura aumentare i loro profitti».

Querze' Rita

«Tutelare lavoro e figli, compito della società»

Corriere della Sera - 19 marzo 2009 - Pagina 7

«Mi lasci dire una cosa da donna, prima di tutto». Prego. «Congelare gli ovuli per poter fare figli più tardi è una sconfitta. Il vero successo sarebbe potersi permettere figli e carriera a trent' anni». Parola di Eleonora Porcu, responsabile del centro di sterilità e procreazione assistita del Sant' Orsola di Bologna. Per lei come è andata? «Prima di essere assunta in università ho dovuto lavorare sette anni gratis. Anch' io ho rimandato la maternità. Per fortuna i figli sono arrivati». Consigli a chi vorrebbe congelare gli ovuli? «Per una quarantenne la possibilità di una gravidanza dopo il reimpianto è del 10-12%». L' iter? «Stimolazione ovarica per 15-20 giorni, prelievo degli ovociti in anestesia generale su guida ecografica con un ago che buca vagina, ovaia e aspira uno per uno i follicoli. Ovociti immersi in taniche di azoto liquido. Quando si decide lo scongelamento, l' ovulo viene fecondato e trasferito nell' utero. Dove si fa e quanto costa. «In Italia i centri per la fecondazione assistita che praticano questa tecnica sono un centinaio. Nel caso delle aspiranti madri quarantenni, il servizio sanitario non paga. Diciamo che si sborsano dai 3.000 euro in su».

Querze' Rita

mercoledì 25 marzo 2009

La proteina della fertilità speranza per chi vuole figli

Scienze di Repubblica - 18 marzo 2009

Il kisspeptin fa recuperare le funzioni riproduttive a donne con bassi livelli di ormoni sessuali.
L'esperto: "Inefficace nei casi più difficili, ma è comunque una buona notizia" di SARA FICOCELLI

UNA buona notizia da maneggiare con cura. Un team di ricercatori inglesi avrebbe scoperto un ormone capace di restituire l'ovulazione e, quindi, di aumentare la fertilità nelle donne, consentendo una terapia più efficace e meno rischiosa di quelle attuali, considerato che molte donne, per restare incinta, si sottopongono a iperstimolazioni ovariche. Il kisspeptin, questo il nome della proteina, svolge una funzione vitale nella fase iniziale della pubertà. Secondo gli studiosi dell'Imperial College London, sarebbe anche in grado di fare recuperare le funzioni riproduttive primarie alle donne con bassi livelli di ormone sessuale, il cui sistema riproduttivo è spento. "Purtroppo però - spiega il professor Giovanni Menaldo, direttore del Centro di procreazione assistita San Carlo di Torino - una sostanza che agisce a livello dell'ormone follicolo-stimolante GNRH non può risolvere le situazioni più difficili. In altre parole, questa proteina agisce su un campo ristretto di casi di infertilità, quelli in cui manca l'ovulazione. Si tratta dell'8% delle coppie infertili, ma è comunque una buona notizia". L'ormone giocherebbe un ruolo fondamentale nello stimolare il rilascio di quelli che controllano il ciclo mestruale. Lo studio, presentato in occasione dell'ultima conferenza della Società di endocrinologia, è stato definito dall'autore della ricerca, l'endocrinologo dell'Imperial College London Waljit Dhillo, "una conquista emozionante". In effetti, gli esseri umani e gli animali deficitari della proteina kisspeptin restano sessualmente immaturi, tanto che la molecola è stata definita "l'interruttore della pubertà" proprio per la capacità di attivare il GPR54, il recettore codificato da un gene che "scatena" quell'attacco ormonale che rende gli adolescenti intrattabili.
In uno studio precedente, gli stessi ricercatori avevano dimostrato che un trattamento a base di kisspeptin è in grado di stimolare la produzione di ormoni sessuali in donne fertili. Adesso hanno fatto un passo avanti, concentrandosi sugli effetti che la proteina può avere su donne con squilibri ormonali. Nell'ultima ricerca, un gruppo di donne non fertili e senza ciclo mestruale è stato trattato con iniezioni di kisspeptin, e un altro con soluzione salina. Dopo aver prelevato a tutte campioni di sangue per misurare i livelli dei due ormoni chiave dell'ovulazione - il luteinizzante (Luteinising hormone- LH) e il follicolo stimolante (Follicle-stimulating- hormone- FSH) - gli scienziati hanno notato che, rispetto al trattamento placebo, la kisspeptin aveva incrementato del 48% la produzione di LH e del 16 quella di FSH. Il dottor Dhillo ha spiegato che la cura a base di kisspeptin su donne non fertili ha stimolato un aumento della produzione di ormone luteinizzante addirittura superiore a quello ottenuto con il trattamento su donne fertili. "L'infertilità è una condizione che interessa milioni di coppie in tutto il mondo. Lo studio è una conquista, e suggerisce la possibilità che il trattamento faccia recuperare le funzioni riproduttive alle donne con bassi livelli di ormoni sessuali". "Questa scoperta è senza dubbio interessante - conclude Menaldo - considerando la possibilità concreta di aiutare gli uomini con deficit nella produzione di spermatozoi. Quanto alle donne, potrebbe sostituire, ma è tutto da sperimentare, le terapie a base di gonadotropine, con iniezioni di ormoni sulla pancia e sui glutei". Ma il professore precisa che da tutto questo resta esclusa la fetta più consistente di donne non fertili, quelle che soffrono di menopausa precoce o hanno perso la funzionalità ovarica in seguito a un intervento chirurgico (ad esempio in caso di tumore all'utero o di endometriosi). Nel loro caso la terapia non risolve il problema e l'unica cura resta ancora "mettersi in lista d'attesa negli ambulatori inglesi o dell'Europa dell'est per una fecondazione assistita, dato che la nostra legge non prevede l'ovodonazione". Il prossimo obiettivo degli scienziati inglesi sarà ora quello di stabilire il protocollo migliore per somministrazioni ripetute di kisspeptin. Con la speranza di sviluppare una nuova terapia della fertilità, capace di aiutare quelle 8 coppie su 100 che desiderano un figlio.

martedì 24 marzo 2009

Legge 40. Cassazione: detenuti con malattie virali hanno diritto a procreazione assistita anche se fertili

I detenuti possono avere figli in provetta anche se non hanno problemi di sterilita'. E' sufficiente una malattia virale che potrebbe mettere in pericolo la vita del feto o della madre per ottenere il "via libera" dal tribunale di sorveglianza. La Cassazione ha cosi' ampliato i diritti alla paternita' dei detenuti, interpretando in modo piu' elastico la legge 40 del 2004 che riconosce, "in caso di sterilita' o di infertilita'", il diritto del detenuto alla procreazione assistita. In particolare, i giudici della prima sezione, con la sentenza 11259, hanno accolto il ricorso di un detenuto affetto da epatite cronica da virus HCV al quale il tribunale di sorveglianza di Roma aveva negato il permesso di "accedere" al programma di procreazione assistita in quanto il suo caso non rientrava tra quelli di "sterilita' o infertilita'". In sostanza, secondo i giudici di sorveglianza, l'epatite cronica da HCV non causa sterilita' e dunque non era possibile "attivare" la procedura per un "figlio in provetta". Ma i giudici della Suprema Corte non hanno condiviso queste conclusioni e hanno invece sottolineato che se e' vero che "la legge parla di sterilita' o infertilita'" e' anche vero pero' che "non indica le specifiche patologie che producano sterilita' o infertilita' in modo dettagliato e nominativo". In sostanza, se la patologie virale di fatto mette in pericolo il feto e dunque impedisce, in concreto, il concepimento, si devono applicare, a parere della Cassazione, le stesse regole che valgono per la sterilita'. La sentenza costituisce un ulteriore ampliamento del "diritto alla filiazione" dei detenuti, dopo le pronunce che negli anni scorsi hanno permesso la fecondazione assistita anche a chi e' sottoposto al regime del "carcere duro" (in questi casi infatti sono vietati i cosiddetti "incontri familiari" ammessi invece per i detenuti "ordinari"). In considerazione dell'altro numero di detenuti affetti da patologie virali potenzialmente rischiose per la salute del feto, c'e' da aspettarsi una "impennata" nelle richieste di fecondazione assistita.

Aduc - 14 Marzo 2009

sabato 21 marzo 2009

Invito all'incontro-dibattito del 23 marzo a Roma

LUNEDI 23 MARZO ALLE ORE 18.30 presso il TEATRO PICCOLO ELISEO DI ROMA (via Nazionale, 183) sarà presentato il romanzo

TU DENTRO DI ME di Emilia Costantini (giornalista del Corriere della Sera),

Il romanzo pubblicato da ALIBERTI EDITORE, intreccia un racconto in cui la maternità surrogata e le pratiche di fecondazione assistita diventano sfondo per la storia. E' la prima volta che un romanzo letterario affronta e spinge all'estremo paradosso un particolare aspetto della materia.
Il romanzo ispira un incontro-dibattito aperto al pubblico sulla procreazione assistita: temi e problemi connessi al microcosmo della maternità e della paternità vissute e spesso sofferte in una difficile condizione di diversità, verranno affrontati dal punto di vista scientifico, etico e politico. E' sempre legittimo forzare la natura? Quali dovrebbero essere i limiti morli invalicabili? E i confini dell'eugenetica? Queste alcune delle domande a cui si cercherà di rispondere nel corso del dibattito in un confronto libero e franco con la platea nella speranza di lanciare un sasso nella critallizzazione delle nostre leggi e soprattutto nel tentavivo di risvegliare le coscienze.

Parteciperanno all'incontro l'attrice Monica Guerritore che leggerà dei brani tratti dal romanzo
Interverrranno:
l'on. Dorina Bianchi, capogruppo del PD alla Commissione Sanità del Senato
l'on. Giuseppe Palumbo, Presidente Commissione Sanità alla Camera dei Deputati
il prof. Bruno Dallapiccola, direttore dell'Istituto Mendel

l'avv. Filomena Gallo, presidente di Amica Cicogna onlus, vicepresidente dell'Associazione Luca Coscioni
Chiara Lalli, docente di Logica e Filosofia della Scienza (Università "Sapienza" di Roma, Prima Facoltà di Medicina e Chirurgia) e docente di Epistemologia delle Scienze Umane (Università di Cassino, Facoltà di Lettere e Filosofia)
Moderatore il giornalista Luciano Onder (RAI 2)

Il tema è di bruciante attualità ma non è mai più stato trattato pubblicamente dal referendum del 2005. Il ricorso alle pratiche di procreazione assistita è sempre più frequente e la legislazione in Italia è da alcuni retenuta molto rigida e questo può comportare delle difficoltà alle coppie che hanno necessità di accedere a tali pratiche: in certi casi estremi, né le coppie sterili, né tantomeno i medici sanno come comportarsi.
Ecco allora l'affermarsi di un altro fenomeno inquietante quello del turismo procreativo, senza oltretutto sottovalutare il possibile sommerso che agisce fuori dalla legalità.
Dopo la sospensione generale del confronto sul tema della fecondazione assistita in Italia, questa occasione ci sembra possa essere un'occasione imperdibile per dare voce a pensieri, riflessioni, proposte, semplicemente alla propria opinione.

Siete tutti invitati e sarà possibile intervenire.

Mariagrazia Ferro - ufficio stampa
Aliberti Editore 0522 272494

giovedì 19 marzo 2009

Fecondazione: Tribunale Milano, Legge 40 è incostituzionale

Roma, 18 mar. (Adnkronos/Adnkronos Salute) - Il Tribunale di Milano sottolinea l'eccessiva rigidita' delle norme contenute nella legge 40, che regola la fecondazione assistita in Italia, sostenendo che il provvedimento non favorisce le coppie. Ragion per cui il Tribunale milanese ha deciso di sollevare una nuova eccezione di costituzionalita', mentre si attende, ormai entro questo mese, la pronuncia della Corte Costituzionale sul provvedimento.
Per Cittadinanzattiva si tratta di "un'ulteriore 'tegola' su una legge che non rispetta i diritti dei cittadini". Le ordinanze del Tribunale di Milano sono state emesse in seguito a due diverse cause promosse da due coppie portatrice di Beta-Talassemia e Drepanocitosi abbinata a Beta-talassemia, con il sostegno delle associazioni Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, Hera onlus, Sosinfertilita'. "E ricalcano - spiega Filomena Gallo, legale e presidente di Amica Cicogna - quanto gia' affermato dal Tribunale di Firenze e dal Tar del Lazio, puntando il dito sul limite di tre embrioni contenuto nel provvedimento e sul divieto di revoca del consenso da parte della donna. Accolgo con grande soddisfazione questa ennesima conferma che mostra come la legge 40 abbia delle crepe, a cui spero la Corte Costituzionale voglia porre rimedio"
"La decisione del Tribunale di Milano - commenta Maria Paola Costantini, legale di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato della Toscana (di cui e' anche vice segretario regionale) e membro del collegio di difesa nazionale - sottolinea ancora una volta come la legge vigente rappresenti un ostacolo alla procreazione medicalmente assistita e al diritto della donna a non subire trattamenti inutilmente invasivi e dannosi dal punta di vista psicologico. Sin dal 2004 ci stiamo battendo nelle diverse sedi giudiziarie per cercare di limitare i danni derivanti da una legge che abbiamo da subito giudicato contro i diritti dei cittadini e incostituzionale in alcuni suoi aspetti".

Tribunale Milano, dubbi su Legge 40

Nuove ordinanze magistrati su norme fecondazione assistita

(ANSA) - MILANO, 18 MAR - Dopo il Tar del Lazio e il Tribunale di Firenze anche il Tribunale di Milano ha trovato elementi di incostituzionalita' nella legge 40.Con due ordinanze ha rimandato le norme sulla fecondazione assistita alla Corte Costituzionale. Non si sa ancora quando la Corte si occupera' di questi casi che riguardano coppie siciliane sterili e portatrici di malattie genetiche, ma l'esame dei provvedimenti del tribunale di Firenze e quella che riguarda il Tar del Lazio e' fissato per il 31 marzo.

mercoledì 18 marzo 2009

Chiusura centro procreazione assistita ospedale Sant'Andrea di Roma

Salve,
mi chiedo come mai nessuno abbia scritto una riga o detto una parola sulla scandalosa chiusura del centro di procreazione assistita dell'ospedale Sant'Andrea di Roma, che era stato inaugurato con grande enfasi e presenza di tv e giornali alla fine di gennaio 2009! Se volete posso farvi avere il servizio mandato in onda dal tg3 regionale! Ne parlo sapendo bene ciò di cui parlo, visto che sono tra le centinaia di coppie che si sono rivolte a tale centro e proprio oggi, ho ricevuto l'assurda notizia. Centinaia di persone lasciate a se stesse, analisi, visite e addirittura stimolazioni ormonali iniziate e interrotte perchè il centro è stato improvvisamente chiuso. Come al solito l'ennesima inaugurazione per farsi pubblicità e poi la chiusura in faccia a pazienti che già si trovano in situazioni psicologie provate, vista la difficoltà nell'avere figli, in più presi in giro e lasciati allo sbando. Ma in questo caso non si tratta di una strada non finita o di un ufficio pubblico da aprire, si parla della salute e del rispetto per centinaia di persone che soffrono. Ovviamente ho scritto a tutte le autorità competenti e a molti organi di informazione ma senza il minimo riscontro.
Mi chiedo se un cittadino possa ancora fare qualcosa.
grazie
Francesco, da Roma (RM)

Lettera pubblicata da Aduc - 7 marzo 2009

martedì 17 marzo 2009

Spagna: bambino nato per curare il fratello, missione compiuta

Corriere della Sera - 13 marzo 2009

Le cellule del cordone ombelicale del piccolo nato in ottobre sono state utilizzate con successo

MADRID - Il bambino «selezionato» geneticamente in Spagna per curare il fratello è «riuscito a guarirlo. Le cellule del piccolo Javier, nato a ottobre in un ospedale di Siviglia, sono servite a curare Andres, sette anni, che soffriva di beta-talassemia, cioè anemia mediterranea. Il sangue del cordone ombelicale del neonato è stato impiegato per un trapianto di midollo osseo, che ha consentito ad Andres di cominciare a produrre globuli rossi normali. L'intervento è avvenuto il 23 gennaio e il bimbo lo «ha superato con successo», senza bisogno di alcun tipo di trasfusione, hanno riferito fonti dell'Hospital Virgen del Rocio di Siviglia alla stampa spagnola. Andres è stato dimesso dall'ospedale il 18 febbraio e si deve sottoporre a controlli settimanali.

SELEZIONE PRE-IMPIANTO - La selezione di Javier era avvenuta grazie alla diagnosi genetica pre-impianto, una tecnica che consente di verificare se un embrione è sano o meno dal punto di vista genetico, prima che sia trasferito nell'utero. In pratica si procede alla fecondazione assistita e si esaminano gli embrioni prima di impiantarli in utero, scegliendo quello più adatto.

Spagna, bimbo selezionato ha guarito il fratello

La tribuna di Treviso — 14 marzo 2009 pagina 06

ROMA. Un bimbo selezionato geneticamente ha salvato il fratello affetto da una malattia ereditaria ancora incurabile: l’anemia mediterranea o betatalassemia. In Italia non potrebbe mai accadere perchè vietato dalla legge 40 del 2004, in Spagna invece è possibile ed è accaduto grazie alla legge sulla riproduzione umana assistita approvata dal governo Zapatero nel 2006. Il piccolo Javier è il primo bebè spagnolo frutto di una selezione genetica decisa per poter curare il fratellino, che soffre di una malattia ereditaria. E’ venuto alla luce lo scorso ottobre nell’ospedale Virgen del Rocio di Siviglia, «con la speranza di poter dare a suo fratello Andres, di 7 anni, affetto da beta talassemia maggiore, un’opportunità di continuare a vivere», aveva informato il Servizio andaluso di Salute. E così è stato. Il sangue del cordone ombelicale del neonato è stato impiegato per un trapianto di midollo osseo, che ha consentito ad Andres di cominciare a produrre globuli rossi sani. L’intervento è avvenuto il 23 gennaio e il bimbo lo «ha superato con successo», senza bisogno di alcun tipo di trasfusione, hanno riferito fonti dell’ospedale. Andres è stato quindi dimesso il 18 febbraio e ora si dovrà sottoporre a controlli settimanali. Javier è il primo bambino il cui trattamento genetico e la gestazione si sono realizzati completamente in Spagna. Dopo il «via libera» della Commissione nazionale per la riproduzione assistita, i genitori di Javier e Andres, originari di Cadice, avevano deciso di affidarsi alla tecnica della diagnosi genetica pre-impianto, offerta gratuitamente dal servizio sanitario andaluso, per ottenere un secondo figlio non malato e compatibile al 100% con il fratellino. Si tratta di una tecnica che consente di verificare se un embrione è sano o meno dal punto di vista genetico, prima che sia trasferito nell’utero. Per questo tipo di diagnosi, assolutamente vietata in Italia, l’embrione ottenuto con la fecondazione «in vitro» viene esaminato geneticamente per verificare che non sia portatore di alcuna malattia. L’anemia mediterranea o talassemia è una malattia ereditaria dovuta alla sequenza anomala di una delle catene dell’emoglobina, la proteina all’interno del globulo rosso e che ha il compito di trasportare l’ossigeno. La talassemia maggiore, vale a dire quella di Andres, è la forma più grave: la malattia si manifesta in genere dopo pochi mesi di vita, e rende necessarie continue trasfusioni di sangue che devono essere effettuate ogni circa 15-30 giorni e per tutta la vita. L’unica terapia curativa è il trapianto di midollo osseo, che sostituisce le cellule portatrici del difetto genetico con le cellule del donatore sano. Al di là delle implicazioni di tipo etico, il metodo ha consentito di concepire un bebè sano, ma anche un donatore idoneo perchè il fratello venisse curato. L’intero processo, che è il primo in Spagna, è avvenuto tutto all’interno della struttura pubblica, dalla diagnosi preimpianto fino al trapianto ed è destinato a sollevare polemiche. Già ad ottobre, quando venne data la notizia della nascita del piccolo Javier, la Conferenza episcopale spagnola (Cee) aveva criticato la «distruzione degli embrioni eccedenti» sottolineando le «implicazioni morali» di questa tecnica, salutata invece positivamente dalla gran parte della comunità scientifica.

Monica Viviani

Diagnosi a Istanbul operazione a Pavia

La tribuna di Treviso — 14 marzo 2009 pagina 06

MANTOVA. Ormai ha nove anni e forse nemmeno si ricorda più di quando era talassemico. E’ il nipote di una immigrata turca che abitava a Castiglione delle Stiviere. La sua vita era già un calvario di trasfusioni e forse sarebbe stata breve, ma all’età di 4 anni è stato operato al San Matteo di Pavia, ricevendo in dono cellule staminali del cordone ombelicale delle sue sorelline che, in un certo senso, devono il fatto di essere venute al mondo proprio alla malattia del primogenito che grazie a loro oggi sta benone. La mamma infatti aveva già un secondo figlio, ma il suo midollo non era compatibile. Così i genitori con la fecondazione in vitro ottennero embrioni da sottoporre alla diagnosi pre-impianto, ne furono scelti due «sani» e adatti al primogenito malato. Tutto ciò però avvenne a Istanbul, visto che in Italia la legge 40 vieta la diagnosi pre-impianto e obbliga a impiantare tutti gli embrioni senza sapere se portano malattie genetiche. Per i primi anni dopo il trapianto, il bambino che era tornato con i genitori ad Ankara, è venuto a Pavia due volte all’anno per controlli. Finchè nel 2006 è stato dichiarato completamente guarito. Nel 2004 il suo trapianto finì su tutti i giornali perché era il primo caso di bambino talassemico guarito grazie a fratellini nati apposta per salvarlo, ma l’allora ministro della sanità Sirchia aveva lodato il successo medico, trascurando di citare la triangolazione vietata dalla legge e cioè che mamma Esra per salvare il figlio aveva dovuto tornare in Turchia e fare la diagnosi preimpianto al Memorial Hospital di Istanbul. Poi dal cordone ombelicale delle gemelline furono prelevate le cellule staminali che a Pavia furono trapiantate al bimbo talassemico.

Ecco come ci si arrangia in Italia

La tribuna di Treviso — 14 marzo 2009 pagina 06

ROMA. Si chiama diagnosi genetica pre-concepimento la «via italiana» alla diagnosi genetica sull’embrione, messa al bando nel nostro Paese dalla legge 40 sulla fecondazione assistita. Grazie a lei a una bambina nata a Rieti lo scorso novembre è stata evitato il rischio di ereditare dalla madre la malattia di Charcot-Marie-Tooth. «E presto nasceranno altri bimbi sani», annuncia soddisfatto il professor Ermanno Greco, direttore del Centro di medicina della riproduzione dell’European Hospital di Roma che ha seguito la mamma di Rieti. In cosa consiste la diagnosi pre-concepimento? «Significa scegliere le uova sane e scartare quelle malate prima della fecondazione. E ciò avviene attraverso l’analisi del primo globulo polare, una struttura che si forma attorno all’ovocita e viene espulso nel processo di maturazione e che ha una peculiarità: è speculare all’ovocita. Se l’ovulo polare è malato, l’ovocita è sano». Una copia al negativo del Dna dell’ovocita? «Esatto. Con una tecnica sofisticatissima viene aspirato il corpo polare e la sua analisi genetica permette di sapere se un uovo è malato o sano». Una tecnica utilizzabile per evitare la trasmissione di quali malattie? «Bisogna dire che è applicabile solo a coppie dove la donna è portatrice di patologie genetiche come, oltre alla malattia di Charcot-Marie-Tooth, alla talassemia, alla fribrosi cistica e alla sindrome dell’X fragile. Inoltre si tratta di una tecnica che ha bisogno di una grande quantità di uova quindi indicata soprattutto per le donne giovani». Quante gravidanze ottenute con questo tipo di diagnosi sta seguendo attualmente? «Il nostro centro è al momento l’unico in Italia che segue donne in gravidanza dopo una diagnosi pre-concepimento. Attualmente ne sto seguendo cinque e ad aprile nascerà un bimbo a cui è stato evitato di ereditare la sindrome X fragile dalla madre». E se ad essere portatore di una di queste malattie fosse anche il padre? «La garanzia di avere un ovocita sano consente al bambino di nascere portatore sano della malattia e non malato». Qualcuno sostiene che in realtà all’estero questa tecnica esiste già. E’ così? «Alcuni Paesi usano questa tecnica ma solo a fecondazione avvenuta. Prima delle fecondazione non era mai stata adottata». Quindi una «via italiana» esiste? «Sì. La Legge 40 ha penalizzato il nostro Paese ma ha anche messo i ricercatori italiani nella condizione di lavorare tanto e bene, di affinare nuove tecniche all’avanguardua come questa e di diventare un punto di riferimento per l’estero. Basti pensare anche le tecniche per il congelamento degli ovociti».

(m.v.)

lunedì 16 marzo 2009

'Embrioni, no al curatore dei diritti' Stop del giudice al comitato Verità e Vita

Repubblica — 14 marzo 2009 pagina 9

IL TRIBUNALE di Firenze ha rigettato per «assoluta carenza di legittimazione» la richiesta del Comitato Verità e Vita (lo stesso che ha denunciato Beppino Englaro per omicidio volontario) di nominare il proprio presidente come curatore speciale dei diritti degli embrioni di una coppia portatrice di una patologia genetica alla quale, nel 2007, il tribunale fiorentino dette il via libera alle analisi genetiche pre-impianto, dichiarando illegittimo l' allora regolamento di attuazione della legge 40. «Il giudice - spiega l' avvocato Gianni Baldini, che assiste la coppia - ha rigettato l' istanza del Comitato, che già durante il primo procedimento si era visto respinta un' analoga richiesta, affinché, contro la madre, un curatore degli embrioni tutelasse gli interessi di quelli che non sarebbero stati impiantati». «Dopo questa ordinanza - spiega Baldini - la coppia, fra le prime in Italia, ha svolto le analisi pre-impianto e procede nella procreazione medicalmente assistita».

Fecondazione assistita: un curatore speciale per gli embrioni? No grazie.

La fecondazione assistita e la legge 40 tornano sotto i riflettori dei tribunali. Ieri, è stata resa nota una nuova ordinanza del Tribunale civile di Firenze. Rigettata l’istanza di Mario Palmaro, presidente del comitato Verità e Vita, che un anno fa aveva chiesto di essere nominato "curatore speciale" di alcuni degli embrioni, che una giovane donna milanese, infertile, ma anche malata di esostosi multipla (una malattia degenerativa delle ossa), aveva chiesto, al Tribunale di Firenze, di non trasferire, qualora fossero risultati malati, dopo la diagnosi genetica degli embrioni.
L’esito non era scontato e l’avvocato Gianni Baldini, dell’associazione Madre Provetta, che ha assistito la coppia per oltre un anno, solo oggi può tranquillizzarsi. L’ordinanza, ancora una volta del Tribunale civile di Firenze è netta: "nessun interesse attuale e concreto" da parte del professore, filosofo e presidente di Verità e Vita verso quegli embrioni.
In sintesi, non può essergli riconosciuto un interesse più rilevante di quello che non abbiano i genitori, trattandosi di un terzo del tutto estraneo alla famiglia. Inoltre, cosa di meglio avrebbe potuto offrire il signor professore a quegli embrioni malati, se non di restare congelati? Forse di farli guarire o di farli nascere senza il consenso della madre?
"Il buon senso è stato ristabilito con questa sentenza". Afferma l'avvocato Gianni Baldini, che sta conducendo con successo la coppia fuori dal tunnel. "La richiesta del professore Palmaro, se accolta, avrebbe avuto conseguenze gravissime e paradossali allo stesso tempo”. Sarebbe diventato “uno di famiglia”, ma contro i genitori. Che avrebbero dovuto condividere con lui ogni fase della fecondazione in vitro e del trattamento medico. Un vero incubo ed una violazione senza precedenti della libertà di entrambi i genitori.
Ma cosa aveva chiesto la giovane madre milanese, oltre un anno fa al magistrato fiorentino, Isabella Mariani? Di non costringerla ad abortire in corso di gravidanza. La donna, infatti, che conosce la gravità dell’esostosi multipla, non si sarebbe mai perdonata di farla ereditare al figlio tanto desiderato.
Un rischio, stimato per la coppia, al 50%. Il magistrato fiorentino, con una articolata e motivata ordinanza l’aveva ascoltata e le aveva detto si, il 19 dicembre 2007. Quando il magistrato Isabella Mariani ordinò al centro medico Demetra di Firenze, a cui la coppia si era rivolta, di procedere con la diagnosi genetica per l'esostosi e di congelare gli embrioni, eventualmente malati, in barba ai divieti espliciti della legge 40 (art. 14). Poi, rinviata, nel luglio 2008 al vaglio della Corte Costituzionale per una valutazione sulla violazione degli artt 3 e 32 della Costituzione. Ma, pochi giorni dopo, inaspettatamente, la coppia aveva dovuto fare i conti con un nuovo processo. "Un vero e proprio attacco ed oserei dire un atto intimidatorio con l’obiettivo di dissuadere i miei assistiti” commenta l'avvocato Gianni Baldini.
Il nuovo fronte fu aperto dal presidente del comitato Verità e Vita, che chiese di essere nominato curatore speciale degli embrioni, contro i genitori. "E' come se fosse stato chiesto di sottrarre un minore a dei genitori incapaci o indegni. Per intenderci violenti o peggio." Solo questi, infatti, potrebbbero essere i casi in cui il nostro Ordinamento giuridico prevede l'istituto del curatore speciale. "Un incubo, che ci riconduce indietro nel tempo, al diritto romano". Quando il frutto del ventre della donna era sotto tutela dello stato, in assenza di una figura maschile (marito o padre o fratello). Infatti, si partiva dalla considerazione che la donna, per definizione, fosse inferiore all’uomo e dunque incapace giuridicamente. Con questo obiettivo nel diritto romano esisteva il curatore del ventre, a tutela del futuro cittadino romano. Ieri, per fortuna, la storia non si è ripetuta. "Ora attendiamo che la Corte Costituzionale, il 31 marzo prossimo, valuti tutte le ordinanze di rinvio, che si sono succedute, dopo quella del Tribunale di Firenze del luglio scorso", conclude Baldini.

Monica Soldano

Vita di donna - 13 marzo 2009

domenica 15 marzo 2009

Belgio: nuovo test pre-impianto per scoprire sindromi tumorali che potrebbero colpire il bambino

A caccia di microvariazioni del Dna quando il bebe' e' ancora nel pancione, per scoprire i primi segni di una predisposizione a sindromi tumorali che potrebbero colpire il bambino. Ricercatori belgi hanno utilizzato per la prima volta una comune tecnica di laboratorio per individuare modificazioni genetiche dell'embrione, che potrebbero portare il bambino a sviluppare alcune rare sindromi tumorali. Attualmente i test genetici preimpianto possono rilevare mutazioni in parti molto piccole di geni e Dna, ma fino ad ora non era facile 'catturare' alterazioni che coinvolgessero interi geni o lunghi segmenti del Dna negli embrioni. Il team diretto da Joris Vermeesch del Center for Human Genetics dell'University Hospital di Leuven (Belgio) ha usato una tecnica citogenetica, chiamata ibridizzazione fluorescente in situ (Fish), per scoprire le microdelezioni in una singola cellula di un embrione. Il lavoro, spiegano su 'Human Reproduction', apre la strada a test per le microdelezioni in pazienti con altre malattie genetiche oltre alle due sindromi trattate nello studio. I ricercatori hanno usato il Fish per analizzare gli embrioni di tre coppie in cui la donna era portatrice di microdelezioni per la neurofibromatosi di tipo 1 o la malattia di Von Hippel-Lindau. In questo modo una paziente ha partorito dei gemelli sani, selezionati grazie al test. La neurofibromatosi di tipo 1 e' una condizione ereditaria che porta i pazienti a sviluppare tumori del sistema nervoso, mentre la malattia di Von Hippel-Lindau e' una sindrome ancora piu' rara, collegata a tumori del sistema nervoso centrale, reni e pancreas.

Aduc - 11 marzo 2009

sabato 14 marzo 2009

Fecondazione assistita: gravidanze in crescita e boom di tre gemelli

Corriere della Sera - 9 marzo 2009

Roccella: alcuni parti a rischio, interverremo Il sottosegretario: la normativa funziona, le critiche sul crollo dei parti del primo anno dovute alla mancanza di dati

ROMA - Italia sotto il segno dei gemelli. L' alta percentuale di parti con tre bambini, il 2,8% di quelli nati con tecniche in provetta, è uno dei dati sugli esiti della legge 40, che dal 2004 regola il settore della procreazione medicalmente assistita. L' Istituto superiore di sanità li ha appena consegnati al ministero del Welfare. I tecnici del sottosegretario Eugenia Roccella sono al lavoro per presentare al Parlamento entro giugno la terza relazione sullo stato dell' arte delle fecondazione assistita. E di sicuro l' eccesso di trigemini, determinato dall' obbligo di trasferire in utero tutti gli embrioni ottenuti con queste tecniche (per un massimo di tre) sarà uno dei fenomeni da correggere. «Vogliamo intervenire con decisione. I parti plurigemellari sono un rischio per la donna. Renderemo pubblico l' elenco dei centri dove queste percentuali toccano punte inaccettabili, oltre il 7%, contro la media europea dell' 1,3%», dice Roccella. Convinta, come suggerirebbero i dati, che laddove le tecniche vengono applicate in modo scrupoloso, i triplici fiocchi si possono ridurre di molto. «In alcune strutture la percentuale è appena del 0,7%, è una questione di scrupolo e attenzione». I numeri raccolti dall' istituto presieduto da Enrico Garaci e relativi al 2007 evidenziano una controtendenza. Rispetto al 2005, primo anno di rilevamento, più gravidanze, più nascite, più cicli di trattamento, più coppie curate contro la sterilità. Secondo il sottosegretario il quadro è positivo: «La legge 40 funziona. Le critiche derivano dal fatto che il crollo delle gravidanze avuto nel primo anno di rilevamenti non poteva essere confrontato con precedenti indagini scientificamente attendibili in quanto mancava un registro obbligatorio». Nel 2007 le gravidanze con tecniche cosiddette di 2° e 3° livello (Fivet e Icsi, quelle che si applicano in provetta, in vitro) sono passate da 6.200 a 7.850. La percentuale di successo è salita da 18% a 19,6%. Le coppie da 43.000 sono diventate circa 55.400. In aumento anche i centri, da 169 a 181. Poco più di 6.486 i nati nel 2007, contro i 3.385 di due anni prima. Oltre novemila contro i circa 5 mila del 2005 se si calcolano anche le tecniche semplici, di inseminazione (con l' embrione che viene concepito direttamente in utero, senza aiuti). Tra le novità positive, il crollo delle complicanze legate all' iperstimolazione ovarica, con numeri tra i più bassi d' Europa. È aumentata però l' età media delle pazienti. Trentasei anni, contro il 35,4. E il 25,3% hanno più di 40 anni, fase della vita molto avanzata per realizzare progetti riproduttivi. Secondo la Roccella l' invecchiamento è un grave problema: «Dopo i 40 anni le probabilità di successo si riducono - osserva il sottosegretario alla Salute -. In generale, la donna italiana fa figli tardi perché il desiderio di maternità è ostacolato da difficoltà pratiche. Crisi economica, lavoro, servizi materno-infantili carenti. C' è un tempo per avere bambini e la procreazione assistita non è la soluzione se si decide di rinviare».

Margherita De Bac

venerdì 13 marzo 2009

La promessa di Obama nel nome della scienza

Repubblica — 11 marzo 2009 pagina 26

La promessa di Obama "non possiamo garantire che scopriremo i trattamenti e le cure che cerchiamo ma possiamo promettere che le cercheremo ", è la stessa promessa della scienza. Per questo la scelta del neopresidente americano di abolire i limiti alle ricerche con le cellule embrionali va letta non solo come un' apertura alle staminali, ma come un' apertura alla libertà di ricerca scientifica, che, come ha commentato l' amico Renato Dulbecco su queste pagine, torna a vivere. Questo noi uomini di scienza chiediamo in tutto il mondo: la libertà di ricerca, che è sorella della libertà di pensiero. I freni che le ideologie - o meglio le loro esasperazioni - pongono al pensiero scientifico, sono un' anticamera pericolosa per il più importante dei diritti dell' uomo, e per questo ci inquietano. Non pensiamo noi medici (e biologi, fisici e chimici, astronomi...) che nessun limite debba essere posto alle applicazioni dei nuovi risultati della nostra ricerca, ma chiediamo la possibilità di raggiungere questi risultati, perché la società ne disponga in base alle proprie necessità e i proprio valori, seguendo il principio che "Tutto è concesso all' uso della scienza per l' uomo; tutto è negato all' uso dell' uomo per la scienza". In questo momento la biomedicina mondiale crede moltissimo nei possibili risultati della ricerca sulle cellule staminali embrionali, che sono cellule che dispongono del massimo della capacità generativa e possiedono la caratteristica unica di potersi trasformare in qualunque altro tipo di cellula. A partire da poche decine se ne possono ottenere centinaia di milioni, con le stesse potenzialità iniziali. Per questo sono una grande promessa per la terapia di alcune delle più gravi patologie dell' uomo, in particolare di quelle degenerative come il morbo di Parkinson o l' Alzheimer, o per la sclerosi multipla e la distrofia muscolare. Il loro l' utilizzo in ricerca è tuttavia oggetto di molte limitazioni e di grande dibattito nel mondo perché tocca da vicino il problema dell' inizio della vita ed è del tutto comprensibile l' affanno delle religioni, che considerano la vita un dono e una proprietà di Dio, di voler spostare sempre più indietro e sempre più in là i confini. Esiste però anche una realtà biologica che va considerata e a molti sembra eccessivo decretare che l' uovo femminile fecondato è persona. Un' ipotesi è quella di ritornare alla concezione di Tommaso d' Aquino che identifica l' inizio della vita con l' inizio del pensiero e dunque con il primo abbozzo di sistema nervoso. In attesa di una posizione che possa conciliare la varie visioni, è legittimo però fermare la ricerca che può portare una speranza di vita in più a tutti, di qualsiasi fede, o di nessuna fede? Va chiarito che il problema si è posto da pochi decenni al nostro pensiero, a seguito delle tecniche di lotta all' infertilità, che prevedono la fecondazione in vitro di più ovuli. Alcuni di essi vengono impiantati nell' utero, gli altri in sovrannumero vengono congelati. Il dilemma che molti credenti si pongono è se le poche cellule (visibili solo al microscopio) che formano l' embrione possano essere utilizzate per la ricerca biomedica. Va chiarito che tutti, credenti e non credenti, pensiamo che l' embrione debba essere utilizzato per far nascere bambini. E va anche precisato che nessuno mai ha pensato di "produrre" embrioni per la ricerca scientifica. Tuttavia gli embrioni sovrannumerari, detti anche embrioni "orfani", che come si è detto non sono utilizzati a scopo procreativo e vengono mantenuti congelati, potrebbero essere ragionevolmente utilizzati per creare cellule staminali che potrebbero alleviare le sofferenze di molti malati e in futuro giungere anche a guarire le malattie cronico-degenerative. Quindi ciò che noi medici ricercatori chiediamo è che siano utilizzati per la ricerca proprio le migliaia di embrioni congelati che giacciono nei frigoriferi dei centri per la fecondazione assistita e che sono destinati comunque a morire. Nel nostro Paese, poi, la situazione è ancora più difficile da capire. Si può accettare il divieto di utilizzare a scopi di ricerca gli embrioni destinati alla procreazione; ma la legge italiana vieta anche l' utilizzo di quegli ovuli fecondati umani (si stima siano circa 20.000) che non saranno mai impiantati. Tutti sappiamo che con il passare degli anni sono destinati a perdere la capacità di evolversi in un feto e poi in un neonato. In Gran Bretagna, ad esempio, vengono eliminati dopo cinque anni. D' altronde quale donna accetterebbe di ospitare nel proprio utero un embrione che è rimasto anni e anni congelato, sapendo che tentare una gravidanza sarebbe rischioso per la sua salute e quella del nascituro? Se un embrione perde la capacità di creare un essere vivente, che è il suo fine biologico, non ha più scopo di esistere. Così avviene in natura per milioni di embrioni ogni anno, che non avendo avuto la possibilità di impiantarsi nell' utero, vengono persi con il primo ciclo mestruale. Il suggerimento logico è quello di dirottare l' embrione verso la creazione di cellule staminali, dandogli quindi uno scopo sempre nobile e di alto valore, che è quello di curare quell' infinito esercito di pazienti affetti da malattie degenerative cerebrali, epatiche, cardiache. E resta inoltre "congelata" insieme agli embrioni anche la speranza di vedere sconfitte nelle generazioni dei nostri figli, quelle malattie degenerative che oggi non riusciamo a guarire.

UMBERTO VERONESI

giovedì 12 marzo 2009

Coro di scienziati contro la legge 40: penalizza le donne

La legge 40 sulla fecondazione assistita “penalizza le donne”, rappresenta “un’anomalia in occidente” e costringe spesso le coppie a “un esilio riproduttivo”. E’ netta la presa di posizione dei massimi esperti mondiali di fertilita’ e procreazione, riuniti a Venezia per il XIII Congresso mondiale sulla riproduzione umana. “La legge 40 - sottolinea il prof. Pasquale Patrizio, direttore del Centro della Fertilita’ dell’Universita’ di Yale (USA), uno dei piu’ importanti “cervelli” italiani da 20 anni in America – determina effetti paradossali: sono in crescita i parti multipli nelle donne giovani (under 37) ed e’ aumentato il numero di cicli necessari per ottenere le stesse chance di successo, soprattutto nelle donne con più di 38 anni. Si tratta di un’anomalia che ci vede da soli fra tutti i Paesi occidentali e che costringe le donne ad un vero e proprio “esilio riproduttivo””. I dati, spiegano gli esperti, parlano chiaro: le coppie italiane che ricorrono alla fecondazione assistita avranno, in un caso su 4, due gemelli. E nel 5% dei casi addirittura un parto trigemellare, con tutti i rischi che questo comporta. Un trend opposto a quello degli altri paesi europei, dove ogni anno si registra una lenta ma costante diminuzione delle nascite multiple, tanto che l’incidenza di gravidanze trigemine e’ ridotta quasi allo 0%. In Italia invece, dal 2004 non si e’ piu’ registrato alcun miglioramento. “Il nostro auspicio e’ che la legge cambi – spiega il prof. Andrea Genazzani, Direttore della Cattedra di Ostetricia e Ginecologia all’Università di Pisa e presidente del Congresso - All’estero si utilizzano tecniche di selezione degli embrioni estremamente avanzate, tanto che le percentuali di successo, anche con l’impianto di uno solo, raggiungono il 50%. In Italia invece e’ vietato il congelamento degli embrioni”. Inoltre, “no all’obbligatorieta’ di trasferire tutti gli embrioni: ci si dice, meglio che buttarli. Ma allora perche’ non congelarli?”. Un’apertura anche alla fecondazione eterologa, oggi vietata: “Non capisco – attacca il ginecologo – perche’ un organo si puo’ donare e un embrione no. Darebbe speranza a tante coppie che non possono avere figli, ma purtroppo manca la pietas”. Su questi temi il Congresso ha attivato questa mattina un collegamento in diretta con il Parlamento Europeo. “Il nostro obiettivo – commenta Genazzani - e’ partire dai dati e dal raffronto con altri Paesi per portare al legislatore elementi concreti in base a cui valutare l’impatto delle norme adottate”. Tuttavia, su un aspetto positivo della legge 40 gli esperti sono concordi: “Ha spinto i nostri ricercatori – spiega il prof. Paolo Artini, Presidente della Societa’ Italiana di Embriologia - ad affinare la ricerca sui gameti – spermatozoi e ovuli – e a sviluppare in particolare la vitrificazione degli ovociti. Tecnica che mostra i primi incoraggianti risultati, sia sull’integrita’ biologica della cellula uovo dopo lo scongelamento, che sulla percentuale di gravidanze portate a termine”.

Aduc - 6 marzo 2009

mercoledì 11 marzo 2009

«Tra i duemila bimbi che ho aiutato a nascere ne manca uno: il mio»

Corriere della Sera - 9 marzo 2009

Novella Esposito, ostetrica senza figli. Nel '93 fu la prima in Italia a sperimentare l'utero in affitto. Con la madre

SALERNO - Il bimbo che non ha mai avuto Novella Esposito lo fa nascere ogni giorno. Una, due, tre volte... il suo lavoro di ostetrica dà vita ma anche felicità. Quella stessa felicità che quindici anni fa Novella cercò di afferrare con un esperimento che in tanti definirono «contronatura». Fu lei a uscire su tutti i giornali italiani, e non solo, per essersi sottoposta ad una fecondazione in vitro extracorporea che prima di allora aveva solo tre precedenti nel mondo: negli Stati Uniti, in Sud Africa e in Francia. I suoi ovociti, fecondati dal liquido seminale del marito, furono trasferiti nell'utero della madre, Regina Bianchi, che a 42 anni rischiò di diventare la prima mamma-nonna d'Italia.

Poi cosa accadde, Novella?
«Il tentativo purtroppo non andò bene, a mia madre vennero le mestruazioni e lo sconforto fu grande. Ma non ci rassegnammo e provammo ancora. Alla fine ho avuto due gravidanze e due aborti spontanei».

Prima però lei era rimasta incinta in modo naturale.
«A ventitrè anni, portai avanti la gravidanza per nove mesi. Tutto normale e poi, al momento del parto, un distacco di placenta all'improvviso e persi il bambino, anzi la bambina ».

A chi venne l'idea dell'utero in affitto?
«A mia madre che ha una forza d'animo che fa paura. L'utero, diceva, non è un organo vitale, come un polmone, un rene. Serve solo come contenitore per la gravidanza. E poi, aggiungeva, sono tanti i genitori che donano ai propri figli un rene o un occhio. Io dono a mia figlia l'utero».

All'epoca la pressione mediatica fu impressionante. E finiste sotto accusa...
«Partecipai due volte a «Porta a porta», fummo attaccate da monsignor Ersilio Tonini e dal presidente del comitato di bioetica, dicevano che facevamo qualcosa di innaturale. La Prestigiacomo invece mi accusò di desiderare un clone di me stessa».

Non era qualcosa di innaturale?
«E perchè? Non è il parto che fa una madre, i figli sono di chi li cresce. Al fratello di mia madre è morta la moglie di parto, dodici anni fa. Ebbene, la figlia è stata cresciuta da mia madre che lei chiama mamma pur sapendo che è la zia. I bambini sono intelligenti, le cose basta spiegargliele».

Dopo i quattro tentativi andati male cosa è successo?
«Mi ero stancata e ho rinunciato. Però non mi piango addosso, vuol dire che così doveva andare. Ora preferisco crescere i miei nipoti».

Non ha mai pensato all'adozione?
«Iniziammo le pratiche ma ci perdemmo per strada. Percorso troppo irto di ostacoli. Sono tanti i bambini negli istituti ma pochissimi gli adottabili, è una cosa che non ho mai capito».

Quanti bambini ha aiutato a nascere?
«Lavoro alla Salus di Battipaglia dal 1993, facendo un po' di conti credo almeno duemila ».

Ricorda il parto più bello?
«Quello di una ragazza di 23 anni, di Nocera: fece un travaglio di dodici ore e quando nacque il figlio era così felice che mi disse: il prossimo anno ne faccio un altro. E l'ha fatto!».

E il parto più brutto?
«Quello spontaneo di un bambino di quasi cinque chili: rischiammo che il neonato restasse incastrato, ebbi paura».

Si muore ancora di parto?
«Disgraziatamente sì. Si sente di meno, però purtroppo succede ancora».

È cambiato negli anni il mestiere di ostetrica?
«Le nuove generazioni lo fanno come se fosse un posto di lavoro, con minore professionalità. Non hanno la concezione del dolore, non si compenetrano. Io una volta ho fatto un travaglio al telefono e la paziente ha partorito regolarmente ».

Oggi è la Festa della Donna...
«Non l'ho mai sentita. E poi è triste come ricorrenza, ricorda un incendio in una fabbrica di New York in cui morirono decine di operaie. Non bisognerebbe festeggiare».

Cosa consiglia alle coppie con problemi di sterilità che si rivolgono ai centri di fecondazione assistita?
«Di non lasciarsi scoraggiare da nessuno e di essere sempre coppia fino alla fine. Se un bambino dev'essere motivo di divisione, non ne vale la pena ».

Oggi rifarebbe quello che ha fatto nel 1993?
«La legge 40 non lo permette più, però una fecondazione assistita a 40 anni forse sì, la farei. La voglia di essere mamma non passa mai, in un angolo del cuore quel piccolo dolore resta sempre».

Gabriele Bojano

«Tu dentro di me», l'esordio di Emilia Costantini


Romanzo su una gravidanza difficile e su un utero «in affitto»

«Tu dentro di me» è il primo romanzo di Emilia Costantini, autorevole firma delle pagine culturali del «Corriere della Sera» su un tema di stringente attualità come la «maternità surrogata». La maternità consentita dalle conquiste della ricerca scientifica che si affida all’utero di una donna terza ai genitori genetici, per portare a termine una gravidanza altrimenti difficile se non impossibile. La storia di «Tu dentro di me» (160 pagg., € 16), appena uscito per i tipi di Aliberti con una prefazione di Dacia Maraini, racconta l’intreccio di tre vite strette in un legame tanto forte, lontano da fuorvianti apparenze.
La storia di Luisa, cinquantenne proprietaria di un network televisivo per cui lavora Livia, responsabile dei servizi di cultura e spettacoli.
Edoardo è invece il figlio «genetico» di Luisa, un musicista poco più che ventenne vissuto da sempre negli Stati Uniti. Una volta tornato per una tournée in Italia, Edoardo si trova a vivere un’attrazione inspiegabile per una donna più grande di lui di molti anni, Livia. E il sentimento d’amore che nasce tra i due, cresce ineludibile quanto violento e solo quando dopo molti dubbi, conflitti, ritorni di fiamma, Livia ed Edoardo decideranno infine di andare a vivere insieme, il segreto che li lega sarà svelato. Quel segreto destinato ad allontanare e legare per sempre Livia al giovane Edoardo.

martedì 10 marzo 2009

Fecondazione assistita: arriva il «bollino blu» per i centri migliori

Corriere della Sera - 09 marzo 2009

E’ una delle iniziative preannunciate dopo la lettura preliminare del terzo rapporto sulla legge 40

ROMA – Verrà rivisto il sistema di raccolta dei dati sulla fecondazione artificiale. Si troverà un meccanismo per risalire ai centri e identificare quelli che lavorano male e segnalarli pubblicamente in modo che le coppie possano orientarsi verso le strutture migliori. E’ una delle iniziative che si preannunciano dopo la lettura preliminare del terzo rapporto sulla legge 40 nel 2004, quella che per la prima volta ha stabilito regole molto rigorose per riordinare l’Italia della provetta.

BOLLINO BLU - I centri con le più alte percentuali di successo verranno identificati, questa una delle ipotesi, con un bollino blu. I tecnici del sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella, stanno preparando la relazione da presentare al Parlamento entro giugno, sulla base di questi dati che finalmente riflettono un’immagine veritiera del Paese. Al registro coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità sono arrivate informazioni dettagliate dai 342 centri oggi esistenti. Ma è probabile che verranno introdotti sistemi di rilevamento ancora più incisivi, anche avvalendosi di una direttiva europea, già recepita dall’Italia, che prevede il criterio della .

IL RAPPORTO 2007 - Il terzo rapporto riguarda la situazione del 2007. Rispetto al 2005 sono dunque aumentate gravidanze, numero di bambini nati, numero di trattamenti e coppie che si sono rivolte ai nostri centri. Mentre è diminuita la percentuale di complicanze, segno che la stimolazione ovarica della donna viene effettuata con maggior accortezza. In generale si nota lo sforzo di alcune strutture a perfezionare tecniche che permettano di ovviare ai limiti imposti dalla legge, come il divieto di fecondare più di tre ovociti per volta e l’obbligo di impiantare tutti gli embrioni, che non possono essere congelati se non nel caso di rifiuto della donna all’impianto. Molto incremento ha avuto la tecnica del congelamento degli ovociti, che non ha controindicazioni etiche. Per quanto riguarda le metodiche, la Icsi (microiniezione dell’ovocita per guidare l’introduzione dello spermatozoo) viene utilizzata nel 78% dei casi, contro il 22% della Fivet (fecondazione in vitro senza microiniezione).

TROPPI TRIGEMELLARI - Ancora troppo la alto il numero dei parti trigemini anche se le percentuali sono rimaste invariate rispetto al 2005 e al 2006. Soprattutto si notano profonde differenze tra i risultati dei centri che lavorano bene e quelli meno attenti. Ancora troppe cliniche di 2 e terzo livello (quelle cioè che intervengono con Fivet e Icsi e non si limitano alla semplice inseminazione) non possiedono il congelatore per gameti e embrioni che costituisce una garanzia sul piano della qualità della prestazione.

Margherita De Bac

Eugenia Roccella: «La legge 40 funziona, non va cambiata»

Il sottosegretario al Welfare: «E’ venuto il momento di considerare i tanti aspetti positivi di questa legge»

ROMA - «E’ venuto il momento di considerare i tanti aspetti positivi di questa legge e smettere di criticarla a priori. Per la prima volta disponiamo di un rapporto dettagliato sulla procreazione medicalmente assistita. Sappiamo dove è necessario intervenire per migliorare la situazione e facilitare, oltre che rendere più sicura, la strada delle coppie sterili», afferma Eugenia Roccella, sottosegretario al ministero del Welfare.

Quali gli aspetti positivi secondo lei?
«I centri per migliorare le performance hanno dovuto affinare certe tecniche e dunque intensificare la ricerca. Il che ha giovato alle coppie in termini di sicurezza. Le donne hanno compreso che non è sempre necessario andare all’estero. E questo fenomeno è dimostrato dall’aumento di attività dei centri italiani. Al 2005 ad oggi le coppie che hanno richiesto semplice inseminazione oppure le tecniche di secondo e terzo livello come Fivet e Icsi sono passate da 43.000 a 55.500. Un segnale di fiducia. Tra gli aspetti positivi inoltre il miglioramento di efficienza di una tecnica alternativa al congelamento degli embrioni. Aumentano le percentuali di successo di gravidanze ottenute dopo il congelamento o la vitrificazione di ovociti. Molti centri stanno percorrendo questa strada».

Però la legge mostra risvolti molto negativi. Non sono diminuiti i parti trigemini, legati all’obbligo di trasferire in utero tre embrioni. Come interverrete?
«I parti trigemini non sono diminuiti rispetto al 2005 ma neppure aumentati. Certo la media italiana è troppo superiore a quella europea, il 2,7% rispetto all’1,3%.. Credo che dobbiamo migliorare il sistema di rilevamento dei dati per arrivare a identificare i centri dove il numero di trigemini è inaccettabile, con punte che raggiungono il 7%. Ricordo che i dati relativi al 2007 sono stati raccolti senza poter introdurre novità. Esiste ora una direttiva europea, già recepita dall’Italia nel novembre del 2007, che impone regole severe per quanto riguarda la conservazione di cellule e tessuti e obbliga di prevedere la tracciabilità dei dati. Invece da noi questa via non è ancora accessibile. Occorre risolvere definitivamente il problema con l’Autority della privacy».

Secondo il terzo rapporto, le gravidanze ottenute attraverso tecniche in vitro sono aumentate in tre anni passando da 6.200 a 7.850 e lo stesso vale per i bambini nati, da 3385 a 6486. Lei ritiene che sia un successo. Ma non tiene conto del crollo di gravidanze e bambini nati successivo all’introduzione della legge 40?
«I dati odierni non possono essere confrontati con quelli precedenti il 2005, anno del primo rapporto. Allora mancava un sistema affidabile di raccolta dati. L’adesione al registro innanzitutto non era obbligatoria, i centri comunicavano i dati in modo spontaneo tanto che soltanto la metà delle strutture venivano censite. Dunque, come ha dichiarato anche il presidente dell’Istituto superiore di sanità Enrico Garaci, non si può paragonare la situazione attuale a quella del passato. Non è serio e corretto sul piano scientifico».

È aumentata l’età media delle donne, da 35,4 anni a 36. Un fenomeno che la preoccupa?
«Sì perché il successo delle tecniche si abbassa con l’aumento dell’età. Le donne devono cambiare atteggiamento. Il ricorso alla procreazione medicalmente assistita è l’ultima spiaggia. Non devono essere alimentate false speranze. I tassi di successo sotto i 30 anni sono del 30-33%, tra i 40 e 42 anni si abbassano al 12%, a 43 anni si assottigliano ancora, al 6%. Questo deve essere chiaro».

La legge però contiene limiti penalizzanti, come il divieto di diagnosi reimpianto sull’embrione e il divieto di fecondare più di tre ovociti per volta. Prevedete un correttivo?
«No, questa legge è stata confermata da un referendum popolare. Non c’è dunque esigenza di cambiarla. Per quanto riguarda il limite dei tre embrioni siamo in attesa della sentenza della Corte Costituzionale, prevista a fine marzo. Poi vedremo».

Per aggirare l’ostacolo del divieto di analizzare l’embrione in modo da prevenire malattie genetiche ereditarie alcuni laboratori hanno indirizzato la ricerca verso la diagnosi pre concepimento, sul globulo polare, eticamente praticabile. Che ne pensa?
«I risultati sono ancora molto incompleti. Siamo ai primi passi.. Sembra tuttavia una strada promettente».

Margherita De Bac

lunedì 9 marzo 2009

«Maternità quasi sicura» Da Padova una nuova tecnica per la fecondazione più facile

La tribuna di Treviso — 01 marzo 2009 pagina 09

PADOVA. Nuova frontiera per la procreazione assistita, un traguardo tutto veneto: dal medico alla futura mamma. Una tecnica d’avanguardia, made in Padova, che ha permesso ad una donna di realizzare il suo sogno: in un pugno di settimane darà alla luce il primo bambino al mondo concepito utilizzando un’avveniristica metodologia di fecondazione assistita, con la selezione dello spermatozoo «migliore». Il suo desiderio di diventare madre per mesi e mesi si era infranto contro un muro che sembrava invalicabile, la sterilità del marito, malato di tumore. Carlo Foresta, direttore del Centro di crioconservazione dei gameti maschili dell’Azienda ospedaliera di Padova, ha applicato sulla coppia veneta una ricerca che porta avanti da mesi: è stato in grado di selezionare, prelevare e conservare lo spermatozoo più sano, quello che poi ha fecondato l’ovocita della donna. Una novità assoluta: fino a «ieri» infatti la scelta era del tutto casuale. Ora una selezione a priori degli spermatozoi più sani abbatte il numero di tentativi di fecondazione cui deve sottoporsi una donna prima di entrare in gravidanza. La legge 40, che regola la procreazione medicalmente assistita, obbliga la fecondazione su di un numero massimo di tre ovuli alla volta, e partire con dei «cavalli di razza» aumenta le probabilità di successo.

La tecnica. «Un microscopio tanto potente da consentire di vedere così bene gli spermatozoi umani da poter scegliere il candidato migliore da inserire nell’ovocita - rivela Foresta- ci ha permesso di realizzare il sogno di questa coppia. Ingrandiamo di sei mila volte gli spermatozoi: questo ci permette di scartare quelli che non presentano le caratteristiche tali da assicurarci il successo nella fecondazione oppure di prelevarli direttamente dal testicolo. Una volta individuati, gli spermatozoi vengono prelevati e crioconservati singolarmente in speciali capsule fino al momento della fecondazione». La ricerca, condotta da Carlo Foresta, Andrea Garolla e Massimo Menegazzo, può aumentare fino al 45% le probabilità di risolvere la sterilità maschile. Foresta sgombra il campo dallo spettro dell’eugenetica: «E’ una tecnica che riproduce ciò che accade in natura: ha la meglio il più adatto alla fecondazione».

Mamma e papà. La giovane coppia veneta aveva bussato a tante porte prima di arrivare nel centro padovano diretto da Foresta. Il marito della donna è divenuto sterile dopo la lotta contro un tumore. La chemioterapia cui si è dovuto sottoporre per sconfiggere la grave malattia gli ha salvato la vita, ma lo ha reso infertile: il trattamento farmacologico ha impoverito la popolazione degli spermatozoi. Pressoché impossibile concepire un figlio naturalmente: così la coppia si è rivolta a diversi centri di fecondazione. La svolta nel centro padovano di crioconservazione dei gameti maschili. Fino a quel momento alla coppia andava stretta la legge 40.

La fecondazione. Troppo pochi quei tre ovociti da fecondare imposti dalla normativa che regola la procreazione medicalmente assistita se gli spermatozoi non sono «tiratori scelti». La nuova tecnica messa a punto dall’equipe di Foresta aumenta la probabilità che la fecondazione vada a buon fine riducendo il disagio della donna che ad ogni intervento di fecondazione subisce un bombardamento ormonale. La legge 40 limita a tre il numero di embrioni impiantabili. Se non attecchiscono l’iter ricomincia. Una normativa che ruota attorno a quattro punti cardinali. Vieta la clonazione terapeutica, la ricerca ed il congelamento degli embrioni. Obbliga a creare in vitro non più di tre embrioni ed a trasferirli nell’utero materno. Sancisce il diritto di accedere alla fecondazioni alle sole coppie che abbiano certificata la propria infertilità e vieta quella eterologa.